Testatina-Monografie2013

 

 

 

Abstract (inglese) e Riassunto (italiano) della monografia: I* LEONIDOVNA MA*K, Rimskie drevnosti po Avlu Gelliò: istorià, pravo - Moskva, Argamak, 2012 – 336 S. ISBN 978-5-905554-22-3

Indice-Sommario

 

 

 

Majak-piccolaIja Leonidovna Majak

Università Statale di Mosca “M.V. Lomonosov”

 

 

Abstract & Riassunto

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Sommario: 1. Abstract. – 2. Riassunto.

 

 

 

1. – Abstract (p. 291-292)

 

This book is a study of historical sources. Although Aulus Gellius was a broadly educated rhetor rather than a historian, the Attic Nights contains a great deal of material on historical issues. To assess the material requires that the quality of Gellius' primary sources be evaluated. Dating from the 19th century at the latest, antecedent historiography took account of all source information used by Gellius, including concerning history in general. Nowadays, there is an appreciably increased source base, especially with respect to early Rome, a period of particular interest to us. Therefore, we have focused our attention on Gellius' primary sources on the earliest Roman history, the Kingdom and the Republic until the time of the Gracchi.

We adhere to the scientific principles of source studies. First, we recognize that their goal is to establish how reliable and complete the information on the chosen subject is. Second, we beliewe that this can be achieved solely by the comprehensive use of all available sources – not only those related to extremely important narrative tradition, but also other types and kinds of source information, i.e. historical artifacts, including the fine arts, epigraphic, linguistic, ethnographic, and other material.

In this connection, we would like to give an overview of some recent discoveries found from the mid-20th century up to now. These include excavations of huts on Palatine dating back to the mid-8th century B.C.; the defensive wall and, consequently, the pomoerium of Romulus' City discovered in the 1980s; and the re-discovery of the Lupercal, whose location was lost after the 16th century (P. Romanelli; A. Carandini, P. Carafa etc). Those efforts were accompanied by studying and identifying the remnants of ancient cities of Latium, including Gabii (M. Bietti Sestieri). Successful discoveries were made by archeologists employing natural science methods and, especialiy, advanced technology such as electromagnetic GPR able to detect even small remains of subsurface objects at an immense depth. Exceptional progress in studying Roman antiquities is due to linguistic research, the finding of inscriptions, and deep insight into the texts of antic authors; primarily Livius, Dionysius, and others, on the part of outstanding scientists (E. Peruzzi, F. De Martino etc). Taking all of this into consideration, we first turned to Gellius' primary sources in the form of annalists' writings and, upon comparing the author's data with the above-mentioned discoveries, became convinced that his description of early Rome was, in substance, credible. In addition, we sorted out and analyzed remnants of priests' writings, canons, obligatory formulas, and prayers, and classified this material according to the evidence hierarchy suggested by F. Sini. These are authentic texts, their copies, or their credible renderings primarily by Roman legal scholars, often by priests. Additionally, Gellius' primary sources for the Attic Nights included senatus consulta and edicta magistratuum, which are documentary material and consequently guarantee that the Attic Nights is reliable as a source regarding Roman history and Roman law. The foregoing convinces us that the rhetor's work as a source concerning early Roman history is underestimated. Attitudes toward it will have to change. But there are things of no less significance. Since Gellius' primary sources are the same annals as those used by his predecessors, their writings (i.e. by Livius, Dionysius of Halicarnassus, and succeeding authors) should, in the part under review, be taken out of the category of nothing but tales and fantasies invented by Roman scholars. To put it another way, in spite of discrepancies and naive assertions occurring in them, works by the above-mentioned authors, in the main, ought not to be brushed aside, and the same opinion was shared as early as by B.G. Niebuhr.

In view of the above, we find it practical to use the Attic Nights as a basis for addressing certain topical problems of early Roman history and Roman law: concepts of power and property, polis structures, res publica versus civitas, and, at last, gender-related topics. Finally, we would like to take the liberty of expressing some conclusions in relation to understanding the vector of Roman history as a whole. To one extent or another, polis structures in Rome and Italia had not become extinct but survived into the Late Empire; however, they underwent transformations. Rome ceased to possess such a fundamental characteristic of the polis as insularity, while Italic civitates, municipia, and coloniae lost such a characteristic as self-dependence or self-sufficiency. Rome kept its citizenship (civitas) open for aliens. This process actually started in the 4th century B.C. (civitas sine suffragio), but its beginning dates back far earlier, to Spurius Cassius' rogatio agraria. Unimplemented as it was, the rogation set a precedent and encouraged Roman legal thought. It was the openness of the Roman polis (civitas) that enabled Rome to create a superpower, the Empire, the cradle of great Mediterranean civilization, in contrast to the Greeks holding on to polis separatism.

 

 

2. – Riassunto (p. 293-298)

 

Nell'ambito della ricerca sulla storia di Roma e dell'Italia antica spicca per importanza il filone dedicato ad Aulo Gellio. Tuttavia gli studi in lingua russa inerenti a questo insigne autore costituiscono ancora una parte troppo esigua. La maggioranza degli studiosi, ovviamente, considera Gellio come retore e studia le particolarità filologiche, linguistiche e stilistiche della sua opera. Le sue vaste conoscenze attirano l'attenzione degli studiosi del diritto, della pedagogia, nonché dei filosofi, degli storici, ecc. Tra i temi di ricerca spiccano per importanza la biografia del retore, compresa l'influenza su di lui dei suoi maestri, il suo posto nella cultura dell'epoca degli Antonini, le sue conoscenze giuridiche e la prassi giudiziaria. Non è sfuggito all'attenzione degli studiosi neanche il suo interesse verso la storia greco-romana. E' stato addirittura calcolato quante volte Gellio si rivolse alle tematiche di carattere storico, prendendo in considerazione l'insieme delle fonti da lui usate, il che ovviamente è molto importante. Tuttavia, date le preferenze riservate agli antichi modelli culturali soprattutto nel campo letterario rispetto a quelli più moderni mostrati da Gellio, che distinguevano l'epoca degli Antonini, nonché il nostro interesse verso l'età regia e verso le fonti della prima epoca repubblicana, ci permettiamo di dedicare la nostra particolare attenzione alle fonti primarie a cui attinse Gellio. A prescindere dall'analisi di queste fonti sarebbe impossibile l'analisi delle "Notti attiche" quale fonte storica, il che costituisce il principale obiettivo della nostra ricerca. Il nostro punto cardine sta alla base di tutto lo studio delle fonti storiche ed è quello di stabilire il grado di attendibilità e di completezza delle nozioni riportate dal nostro retore. Ciò diventa fattibile solamente a patto di rispettare le seguenti due condizioni: in primis bisogna utilizzare tutto l'insieme delle fonti esistenti e non scegliendone solo una parte; in secondis bisogna applicare un approccio complesso all'uso delle diverse tipologie delle fonti, integrando i dati delle fonti scritte con quelle dell'archeologia, linguistica, epigrafica, ecc.

Dopo l'Introduzione dove sono formulati gli obiettivi e le finalità della nostra ricerca monografica, che consiste nello stabilire il grado di attendibilità delle nozioni riportate da Gellio su storia e diritto dell'antica Roma dei primi secoli, segue il paragrafo sullo status quaestionis. Nel primo capitolo dedicato alle "Notti attiche" come fonte di nozioni di carattere storico, vengono definiti criteri di confronto della sincronia del progresso storico dei greci e dei romani (realizzazioni nel campo militare e culturale) nonché messa in evidenza la tematica principale delle "Notti attiche" ovvero quella delle guerre dei romani, dei loro condottieri, delle virtù belliche romane. Nei capitoli successivi vengono analizzate le fonti primarie di Gellio. Si tratta soprattutto dell'annalistica di tre generazioni degli annalisti. Il giudizio circa i loro dati viene preceduto da un breve excursus sull'evoluzione dell'approccio sistematico allo studio delle fonti storiche scaturito dalle ricerche di B.G. Niebuhr – che gettò le basi dell'analisi critica delle fonti – per proseguire verso l'ipercriticismo dell'inizio del XX secolo. Quest'ultimo potrebbe essere spiegato dal mancato incremento della base delle fonti nonché dal diffondersi in Europa delle idee agnostiche. Nel '900 l'ipercriticismo dalla moda si trasformò in un segno di "bon tan" influenzando la formazione di intere generazioni degli storici. A partire dalla metà del XX secolo la situazione cominciò a cambiare grazie alle scoperte delle capanne del VIII secolo a. C. sul Palatino e all'intensificarsi degli studi archeologici e linguistici delle città laziali nonché alle scoperte delle iscrizioni "sabine" del VII secolo a. C. Inoltre le ricerche nel campo dell'economia romana del professore Francesco De Martino e dei suoi successori portarono alla confutazione delle motivazioni degli annalisti che tendevano a collocare i conflitti dei II-I secoli a. C. a Roma agli albori della storia romana.

Negli anni '70 del XX secolo è arrivata una nuova fase nello sviluppo dello studio delle fonti della storia romana. Ciò è notevolmente legato all'opera dell'insigne maestro E. Peruzzi, linguista ed epigrafista di grande talento, raffinato interprete della tradizione antica. Egli, grazie all'approccio complesso allo studio delle fonti, ha argomentato i primi tentativi dei greci micenei di stabilirsi in Italia, anche sui colli romani, comprovando grazie all'analisi linguistica la teoria di Niebuhr sulle origini dei plebei. Ha portato delle prove convincenti a favore dei rapporti tra Roma e i Gabi nel VIII secolo a. C., dell'apparizione della scrittura già all'inizio dell'epoca regia, dell'esistenza dei libri sacri di Numa Pompilio. A partire dagli anni 80 del '900 fino ad oggi si svolge una proficua opera di ricerca archeologica di molti studiosi italiani: come A. Carandini, P. Carafa ed altri, compresi i loro allievi. La scoperta della cinta muraria attribuibile a Romolo sul Palatino ad opera di Andrea Carandini ha comprovato i dati dell'antica tradizione sul pomerium di Romolo, sulla storicità della sua opera e quindi della sua persona. Inoltre lo stesso studioso è riuscito a ritrovare, sulle tracce del Lanciani, il Lupercale perduto dopo il XVI secolo ed ha formulato una plausibile ipotesi sulla trasformazione della casa di Ottaviano nel palazzo di Augusto. Le conclusioni di Carandini sono frutto di una profonda conoscenza delle opere degli antichi unita all'utilizzo nella ricerca archeologica dei dati delle discipline scientifiche (scienze del suolo, idrologia), innanzitutto della fisica, del metodo elettromagnetico georadar, che ha innalzato l'archeologia a un livello nuovo. Le innovazioni summenzionate hanno permesso a molti studiosi di riconoscere la presenza dei dati del tutto attendibili delle opere degli annalisti, persino di Valerio Anziate.

Il capitolo successivo è dedicato ai documenti dei collegi sacerdotali in quanto fonti non soltanto di diritto romano, ma anche della storia di Roma antica. Nel capitolo viene trattato il problema della composizione e del contenuto delle iscrizioni sacre, oggetto del dibattito scientifico a partire dalla metà del XIX secolo (I.A. Ambrosch, V.I. Modestow), ripreso nella seconda metà del XX sec. F. Sini, emerito studioso italiano, ha elaborato una gerarchia dei documenti sacerdotali che si trovano nelle iscrizioni e nelle opere degli antichi sacerdoti-giuristi, e storici: le fonti primarie, le loro copie autentiche, i riassunti dettagliati delle fonti primarie. Accettando questa classificazione si potrebbe individuare il nucleo autentico degli scritti sacerdotali, comprese solenni formule obbligatorie e preghiere antiche. Inoltre nel capitolo sono citati esempi riportati da Gellio che spiegano le realtà dell'epoca antichissima inerenti alla vita sociale, ai riti religiosi, alle modalità di comportamento dei giovani richiamati alle armi, ecc.

I capitoli successivi trattano le delibere degli enti statali ufficiali, menzionati da Gellio, soprattutto quelle del Senato. Dopo una breve descrizione del Senato, della sua composizione sociale, funzioni e poteri, l'attenzione si concentra sui termini che definiscono le opinioni e le decisioni rapportati con la tradizione giuridica. Bisogna ribadire che nel capitolo vengono trattati i dati sul consiglio del Senato, non menzionati dagli altri autori. Questi dati si basano sulle informazioni ricavate dalle fonti attendibili quali leggi, editti consolari, scritti degli studiosi del diritto, nonché vengono citati e commentati testi autentici. Si può parlare qui con sicurezza dell'attendibilità e della completezza delle fonti di Gellio.

In seguito vengono analizzate le delibere dei magistrati, editti e decreti cui definizione viene fornita da Gaio. Gellio riporta il contenuto degli editti, sia per via delle citazioni dirette sia in forma dei riassunti dei testi appartenenti agli specialisti del diritto, ai famosi giuristi romani, il che garantisce l'attendibilità delle riportate delibere dei magistrati. Nelle "Notti attiche" figurano gli editti consolari che aggiungono tratti caratterizzanti dei poteri consolari confrontati con le nozioni degli altri autori antichi nonché editti degli edili curuli. Il relativo materiale non sempre è reperito personalmente dallo stesso Gellio, ma è estratto dalle attendibili opere dei giuristi romani, il che garantisce valore alle sue informazioni. Gellio prende in esame anche due editti pretoriali - importanti fonti del diritto romano. Entrambi appartengono all'ambito sacrale. Nel primo si tratta del rito del flamine Giove e della flaminica. Le nozioni sono prese dalle opere di Fabio Pittore, del giurista Masurio Sabino, dell'antiquario M. Terenzio Varrone nonché da un documento ufficiale, ovvero dal editto perpetuo pretorio le cui parole riguardo alla libertà del giuramento del flamine e delle sacerdotesse di Vesta vengono citate da Gellio. L'altro editto pretorio è menzionato da Gellio a proposito della possibilità di rivolgersi al tribunale piuttosto che pagare, una multa per uno schiaffo. Gellio si sofferma anche sul editto censorio sull'espulsione da Roma degli insegnanti non ligi alle tradizioni romane. Benché il contenuto dell'editto non è citato ma riassunto con le parole vicine al testo, la conclusione contiene un'autentica formula della nota censoria.

Nelle "Notti Attiche" non sono trascurate neanche le deliberazioni del collegio dei tribuni della plebe, chiamati decreti. Facendo riferimento a Ateo Capitone Gellio riferisce sul decreto del collegio dei tribuni di indagare per conto dell' edile Ostilio Mancino contro una meretrice di nome Manilia nei confronti della quale quest'ultimo aveva fatto delle avance tanto insistenti quanto inutili. In questo caso il decreto viene riassunto ma non citato. Inoltre Gellio fa riferimento alle deliberazioni dei tribuni a favore di L. Cornelio Scipione Asiatico, estratte dagli antichi annali. Dopo Gellio cita il testo del decreto scritto, in occasione del proseguimento della stessa causa, da Tiberio Sempronio Gracco.

In questo modo i dati presi in esame ci dimostrano tutto il valore delle informazioni fornite da Gellio che amplificano le nostre conoscenze del diritto romano, della prassi giudiziaria nonché delle vicende e personaggi storici dell'antica Roma.

Nel riconoscere tutto ciò ha senso di analizzare i dati di Gellio sui problemi importanti ed attuali della storia antica romana. Mettiamo in rilievo alcuni di questi: il concetto del potere viene espresso con i termini manus, mancipium, potestas, imperium. Gellio fornisce i dati che ci permettono di comprendere le sfumature che li distinguono uno dall'altro, il loro funzionamento in vari ambienti sociali nonché la datazione approssimativa della loro apparizione. Le definizioni di Gellio di solito coincidono con quelle di Gaio anche se può succedere che Gellio dia informazioni più dettagliate ed esatte. In questo modo, ad esempio, potestas della donna sarebbe più corretto tradure, dal nostro punto di vista, come "volontà" o "diritto". Sono di grande importanza le osservazioni di Gellio sulla correlazione tra le parole potestas ed imperium, nonché l'espansione di quest'ultimo termine su tutto il vasto territorio sotto il potere romano. Ribadiamo che anche in questo capitolo da Gellio vengono usati dei materiali attendibili, tra cui fonti documentarie.

Il secondo problema rilevante per gli storici e giuristi è legato alla proprietà. Sebbene all'epoca di Gellio ci fossero già in uso i termini dominium e proprietas, nelle "Notti attiche" il primo non si trova, mentre il secondo ha il significato di una proprietà, “proprio”. Tuttavia entrambe le definizioni della proprietà si usano da Gellio assai raramente. Egli menziona l'antica versione di ercto non cito e dominus. Nello stesso tempo Gellio usando le informazioni dei rinomati specialisti del diritto, dimostra l'esistenza nella società dell'antica Roma sia della proprietà privata, anche quella terriera, sia della proprietà pubblica, ovvero ager publicus, sia del tesoro pubblico (pecunia publica), nonché degli edifici e dei monumenti e degli schiavi.

Un altro importante problema scientifico è rappresentato dalle strutture della polis a Roma e in Italia. Con ciò è strettamente legata la questione del rapporto tra civitas e res publica romana. Anche da questo punto di vista l'opera di Gellio si è rivelata molto ricca di informazioni. Raccontando delle vicende passate egli dà una definizione esatta di queste istituzioni. Nel capitolo si dedica attenzione alle varie definizioni della classica polis, ovvero civitas. E' del tutto motivato il modo di considerare la polis come una comunità civica con la forma di proprietà antica, come veniva comunemente accettato nella tradizione della ricerca storica sovietica, a conferma della tesi di Fustel de Coulanges che sosteneva la sua esclusività e particolarità nella storia. Dunque si afferma che fu proprio l'esistenza delle strutture della polis a definire le caratteristiche principali dell'epoca antica, tenendo conto che tutte le città italiche con il passare del tempo assumevano l'aspetto della medesima.

Con la diffusione del potere romano in Italia le strutture della polis si sono conservate sia a Roma sia altrove. Queste strutture non erano sparite, ma si sono trasformate, perdendo una delle caratteristiche principali della polis: Roma rinunciava ad essere limitata, mentre le altre dopo aver aderito all'alleanza italico-romana perdevano la propria indipendenza. Nelle relazioni con Roma queste si ordinavano in base all' ottenimento o meno dei diritti della cittadinanza romana. Gellio ha anche indicato e spiegato come era cambiata nel periodo imperiale l'idea dell'importanza di tali istituti della polis quali colonie dei cittadini romani e municipi. I materiali riportati da Gellio confrontati ai dati di Festo aiutano a capire l'importanza de "l'apertura" romana che ha superato la chiusura tipica della polis ed ha contribuito alla formazione di una grande potenza mediterranea divenuta in seguito un impero. C'è da aggiungere che il processo di ammissione dei forestieri nell'ambiente romano viene fatto risalire di solito all'inizio del IV secolo a.C. Tuttavia come precedente può essere considerata la rogazione agraria di Spurio Cassio. Benché non avesse avuto successo stimolò comunque il pensiero giuridico dei romani.

Nell'ultimo capitolo viene affrontata la questione inerente alla storia di genere. I personaggi femminili non sono ospiti frequenti delle fonti narrative ciò nonostante li troviamo nei racconti delle vicende antichissime nelle opere di Gellio. In primis, si tratta di Nicostrata, madre di Evandro, come simbolo dell'antichità; di sfuggita viene menzionata Amata, moglie del leggendario re Latino; in fine - Acca Larenzia in due versioni della tradizione: come donna di facili costumi, la moglie di Faustolo, che allattò Romolo e Remo, o come una giovane prostituta, messasi con Ercole, che, una volta diventata ricca grazie al suo mestiere avrebbe lasciato in eredità i suoi bene o a Romolo o al popolo romano. I dati delle fonti, Gellio compreso, permettono di intravvedere nell'allattatrice dei gemelli i tratti di una donna realmente esistita, mentre nella donna intrattenutasi con Ercole - un personaggio leggendario, probabile frutto di quella corrente della storiografia greca che ribadiva l'innata vicinanza di parentela dei greci con i romani. Negli scritti di Gellio troviamo anche Ersilia che, secondo un'antichissima versione locale della tradizione romana, fu una sabina rapita per sbaglio per diventare in seguito moglie di Romolo, il che si sarebbe riflesso in un testo autentico di una antichissima preghiera. Nella versione greca del mito Ersilia venne data in sposa a Ostilio, compagno di Romolo, almeno all'inizio. Si potrebbe dire che la storicità del primo re ci permette di ipotizzare che anche Ersilia fosse un vero personaggio storico e, in questo modo, di spiegare l'origine latina di Tullo Ostilio.

Una volta Gellio rammenta la furiosa Tullia, figlia del sesto re, come antipode di Antigone, brava e buona figlia del re Edipo, il che caratterizza più la preparazione del retore che l'interesse verso la storia romana. Il retore menziona anche la vestale Tarazia, o Fufezia , personaggio storico, in quanto legata all'attività legislativa dei romani dell'inizio della Repubblica. Personaggio del tutto storico è anche citata da Gellio madre di P. Cornelio Scipione Africano il Vecchio, sebbene si tratta di un episodio mitologico della premonizione della sua nascita sotto forma di un serpente trovatosi nel letto. Facendo menzione del primo divorzio a Roma (230 a. C.), Gellio parla di realmente esistita brava ma non fertile sposa di Spurio Carvilio. Sovente le donne appaiono nelle opere di Gellio in modo anonimo e generalizzato come esempi di condotta moralmente impeccabile, visto che, nei primi secoli della Repubblica, una minima trasgressione veniva impietosamente punita dal marito. Comunque con il passare del tempo, stando all'opera di Gellio, si nota come la posizione della donna romana, non solo socialmente altolocata, come, in caso specifico, una sacerdotessa, ma anche quella di una plebea appartenente alla civitas, si rafforzava. Ciò viene testimoniato dalla difesa da parte del tribuno persino della meretrice Manilia che si era opposta alle avance dell'edile curule Ostilio Mancino (151 a.C.). È da notare che per volere di Augusto fu onorata con un monumento persino una schiava, madre di cinque gemelli. Bisogna ribadire tuttavia che il miglioramento della posizione della donna riguardava solo l'ambito della vita privata nonché aspetti economici, mentre nella vita pubblica e politica, vestali a parte, il ruolo delle donne rimaneva ancora più marginale di quello dei plebei.

Bisogna ribadire la conclusione secondo la quale i dati sia documentari che annalistici contenuti nelle "Notti Attiche", confrontati con gli ultimissimi dati delle altre tipologie delle fonti, per la maggior parte possono essere considerati attendibili. Tuttavia ciò riguarda non solo l'opera di Gellio. Anche le opere degli altri annalisti (Livio, Dionisio) che utilizzavano le stesse fonti primarie, possono essere valutate diversamente rispetto a quanto affermano gli ipercritici. Queste opere narrative non devono essere giudicate come frutto di fantasia e quindi bisogna riconoscerle per la maggior parte degni di fiducia, ovvero farle tornare nel novero delle fonti storiche. Dunque è del tutto giusto affermare che le "Notti Attiche" è una fonte preziosa e in linea di massima affidabile sia per la storia di Roma antica che per quella del diritto romano.