D-&-Innovazione-2018

 

 

ISPROM

ISTITUTO DI STUDI E PROGRAMMI PER IL MEDITERRANEO

 

Mediterraneo, Russia, Sardegna

Da antonio Gramsci a luigi Polano

Sassari, 1 - 2  dicembre  2017

 

 

Prospettive per un Centro Russia Mediterraneo

 

GIOVANNI DI STASI

già Presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio

 

 

SOMMARIO: 1. Le strategie macro regionali dell’Unione Europea nella prospettiva mediterranea. - 2. L’esperienza del progetto “Centro europeo per la cooperazione territoriale di San Pietroburgo”. - 3. Strategie macroregionali europee, Russia, Mediterraneo.

 

 

1. Le strategie macro regionali dell’Unione Europea nella prospettiva mediterranea

 

Desidero esprimere, prima di tutto, il mio apprezzamento per la competenza e la passione che l'ISPROM mette in campo per sviluppare la riflessione scientifica sulla cooperazione in atto nel Mediterraneo. I numerosi seminari che sono stati organizzati dall’Istituto in passato hanno offerto un supporto ininterrotto ai governi locali e regionali impegnati nel dialogo e nella collaborazione tra i popoli.  Con l'evento che si conclude oggi, l'ISPROM mostra di voler confermare la sua incrollabile fiducia nel ruolo che la cooperazione territoriale può svolgere per fare del Mediterraneo un'area di sviluppo duraturo e condiviso.

Tra gli aspetti che mi hanno colpito in modo particolare in questi due giorni di seminario ci sono la difesa del diritto delle autonomie territoriali a muoversi in uno scenario internazionale e la rigorosa ricostruzione storica di vicende che legano la Russia all'intero Mediterraneo, ivi compresa la Sardegna.

Quando nel 1972 veniva costituito l'ISPROM, l'idea di una "politica estera" fatta dalle autonomie era poco meno di una bestemmia. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e l’importanza della cooperazione territoriale, come quella della “city diplomacy”, viene riconosciuta e incoraggiata a tutti i livelli.

La Convenzione-quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività e autorità territoriali - Madrid 21 maggio 1980 - adottata dal Consiglio d’Europa, ha dato una base giuridica ai progetti di collaborazione delle comunità dislocate a ridosso dei confini tra stati europei.

La Convenzione incoraggia gli accordi tra regioni e comuni in materie che riguardano, tra l’altro, lo sviluppo regionale, la protezione dell’ambiente, il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi pubblici. In questo modo alle comunità territoriali coinvolte in una cooperazione internazionale vengono garantiti gli stessi vantaggi di cui avrebbero goduto in un contesto puramente nazionale.

Nel 2002 erano già nate moltissime euroregioni nei paesi membri del Consiglio d’Europa, ma ci si rendeva conto che i tempi erano maturi per un più ampio utilizzo della Convenzione di Madrid e dei suoi protocolli aggiuntivi.

Mi feci carico di proporre, nel mio intervento al terzo Summit dei Capi di Stati e di Governo del Consiglio d’Europa tenutosi a Varsavia il 16/17 maggio 2005, la creazione di tre euroregioni di nuova generazione che puntavano a strutturare in maniera stabile la cooperazione tra i territori che circondano i tre mari semichiusi europei: l’Adriatico, il Mar Nero e il Mar Baltico.

Sarebbe fuori luogo ricostruire il complesso percorso di una vicenda che ho illustrato nella recente conferenza promossa dall’ISPROM a Cagliari. In questa sede mi pare sufficiente ricordare che lo Statuto dell’Euroregione Adriatica fu presentato nella Conferenza di Termoli del 2004 e fu approvato a Venezia il 6 febbraio 2006. In quello statuto ci sono molti degli elementi che hanno ispirato il Regolamento (CE) N. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006, relativo ad un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) e, dal 2009, l’avvio delle Strategie macroregionali dell’Unione Europea. E’ appena il caso di sottolineare che le prime tre Strategie macroregionali adottate dall’Unione Europea sono quella del Baltico, quella del Danubio, con ampia presenza sul Mar Nero, e quella Adriatico-Ionica.

 

 

2. L’esperienza del progetto “Centro europeo per la cooperazione territoriale di San Pietroburgo”

 

C’è una parentesi in questa vicenda che, pur apparendo chiusa, resta, a mio parere, di grande attualità. Mi riferisco al Centro Europeo per la Cooperazione di San Pietroburgo, concepito come strumento strategico del Consiglio d’Europa per sostenere il funzionamento di tutte le euroregioni europee, a partire da quelle di nuova generazione riferite all’ Adriatico, al Mar Nero e al Mar Baltico.

Il Centro Europeo di San Pietroburgo, proposto al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa con una lettera che firmai insieme all’Ambasciatore della Federazione Russa Alexander Orlov, fu oggetto di una puntuale elaborazione da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa contenuta nei seguenti documenti ufficiali: CM(2006)80final del 19 maggio 2006, GT-Transreg(2006)9-rev del 26 settembre 2006 e GT-Transreg(2006)CB5 del 27 settembre2006.

Nel primo di questi documenti si sottolinea, tra l’altro, come il Centro di San Pietroburgo sia  stato oggetto di consultazioni tra il Consiglio d’Europa e la Commissione Europea. Nel Rapporto Juncker sul futuro delle relazioni tra l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa, presentato a Strasburgo l’11 aprile 2006, Jean-Claude Juncker afferma: “Supporto con convinzione la creazione di questo Centro a San Pietroburgo. Esso dovrebbe incoraggiare lo sviluppo dell’autonomia locale e regionale, monitorando in particolare le nuove Euroregioni, e aprire opportunità di cooperazione tra le autorità locali e regionali in Europa. Raccomando anche che l’UE e le competenti istituzioni del Consiglio d’Europa riflettano sulle modalità della loro partecipazione al progetto”.

Il progetto che puntava ad ospitare, nel Palazzo di Tauride di San Pietroburgo, un Centro del Consiglio d’Europa, con il pieno sostegno di autorevoli rappresentanti dell’Unione Europea, rappresentò uno dei momenti di maggiore vicinanza tra le Istituzioni Europee e la Federazione Russa.

Quel progetto non poteva fare a meno della collaborazione delle istituzioni nazionali rappresentate nel Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, ma furono proprio i governi nazionali a bloccarlo quando cominciarono ad appalesarsi le criticità derivanti dalle turbolenze politiche dell’Ucraina.

Il deterioramento dei rapporti internazionali nello scenario geopolitico che stiamo esaminando frenò una strategia di collaborazione che riguardava soprattutto le istituzioni territoriali. Non sarà facile tornare alla situazione che aveva consentito di realizzare importanti convergenze tra l’Europa e la Russia, ma non bisogna arrendersi.

 

 

3. Strategie macroregionali europee, Russia, Mediterraneo

 

Io condivido appieno lo sforzo creativo dell’ISPROM volto a migliorare la cooperazione nel Mediterraneo e il suo disegno che mira a dare continuità al dialogo tra le comunità del Mediterraneo e quelle della Federazione Russa.

La creazione di una Strategia macroregionale per il Mediterraneo Occidentale può essere la risposta al primo tema e può completare il quadro delle Strategie macroregionali destinate a rafforzare la collaborazione con i paesi terzi d’oltremare.

D’altro canto, la collaborazione della Sardegna con le Istituzioni culturali russe può giovarsi molto della cornice istituzionale offerta da una intensa collaborazione tra Regioni Italiane e Soggetti della Federazione Russa.

È questa la ragione per la quale vorrei dedicare una breve riflessione ad un progetto specifico che stiamo sviluppando, partendo dal tentativo fatto per creare il Centro Europeo per la cooperazione territoriale di San Pietroburgo e dalle cause che ne hanno determinato un arresto che io auguro temporaneo.

Gli equilibri internazionali sono precari e soggetti a dinamiche non sempre prevedibili. Nel 2006 non ci si aspettava l’avvicinarsi di un sistema di sanzioni a carico della Federazione Russa. Sapevamo, però, che i nuovi rapporti dei Soggetti della federazione con i territori e le comunità del vecchio continente sarebbero stati più profondi e duraturi di quelli che si instaurano tra i governi centrali.

Da quella convinzione dobbiamo ripartire e, pur conoscendo le difficoltà dell’impresa, dobbiamo incoraggiare il CINSEDO a continuare il lavoro avviato di recente per far nascere in Russia un Centro per la cooperazione tra alcune regioni italiane e un gruppo di Soggetti della Federazione Russa.

L’iniziativa, avviata con una lettera del Presidente della regione Molise Paolo Frattura per la Governatrice di Vladimir Svetlana Orlova, viene coordinata presso il CINSEDO dalla Regione Sardegna.

Nella bozza di accordo proposto ai Soggetti della Federazione Russa si sottolinea che la Sardegna, il Molise, la Puglia, la Campania e la Calabria intendono partecipare alla creazione di un “Centro Europeo per la cooperazione interregionale, sulla base della Convenzione di Madrid e dei suoi protocolli aggiuntivi”.

Il Centro, che potrebbe essere ospitato nella città di Vladimir, avrebbe il compito di promuovere e sostenere progetti specifici di cooperazione tra le istituzioni territoriali italiane e quelle della Federazione Russa.

In conclusione, mi pare di poter sottolineare che l’idea di una Strategia macroregionale per il Mediterraneo Occidentale, da aggiungere quelle esistenti, e la probabile creazione del Centro di Vladimir siano in linea con i processi avviati in seno alle istituzioni europee e, al tempo stesso, in continuità con le attività operative e progettuali in corso in Sardegna.

L’ISPROM sostiene con forza questi progetti e mostra, ancora una volta, di saper giocare un ruolo importante nell’attivazione di processi che partono da motivazioni culturali e si irradiano a tutte le attività umane orientate allo sviluppo e al dialogo tra i popoli.