D-&-Innovazione-2018

 

 

I cammini di Santiago come patrimonio culturale “lineare”, scelte locali differenti e prospettive di promozione e sviluppo

 

SALVATORE MARIO GAIAS

Dottore di ricerca

Università di Sassari

 

 

SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Evoluzione storica del cammino di Santiago. – 3. Le scelte operate dalle varie Comunidades Autonomas e le diverse concezione di “fomento. – 4. L’Associacion de Municipios del Camino de Santiago. – 5. L’associazionismo comunale come veicolo di promozione di un turismo di tipo culturale? Analogie con la realtà italiana. – Abstract.

 

 

1. – Premessa

 

Il Cammino di Santiago può essere definito, attualmente, un percorso turistico monumentale caratterizzato da un successo internazionale; ma è stato, per dodici secoli, primariamente una via religiosa che ha condotto pellegrini di tutta Europa, attraverso numerose regioni della Spagna, verso la città di Santiago di Compostela, luogo dove si narra riposino le spoglie mortali dell’apostolo Giacomo.

Le motivazioni che spingono i moderni pellegrini a intraprendere il lungo itinerario che conduce alla città storica galiziana sono molteplici e rispecchiano le variegate esigenze della società contemporanea: per alcuni il cammino rimane comunque una esperienza religiosa, per altri le motivazioni spirituali, paesaggistiche, culturali si associano alla volontà di ritornare ad un principio di mobilità lenta che contrasti con la frenesia che caratterizza la vita moderna.

Nello specifico la possibilità di compiere un percorso che si articoli in un numero variabile di tappe da effettuarsi a piedi (sono presenti anche le varianti in bicicletta o a cavallo) presenta numerose affinità con le linee guida della attuale concezione della vita: l’esercizio fisico quotidiano, la possibilità di godere del paesaggio e della natura, conoscere la storia e la cultura di un territorio, riavvicinarsi ad ambienti e sistemi di vita legati alla terra, rapportarsi ad altri essere umani superando le barriere che inevitabilmente i supporti elettronici e le reti sociali impongono all’uomo moderno.

Dal punto di vista turistico il Cammino di Santiago integra perfettamente la categoria del turismo culturale, una species che conosce negli ultimi anni una evoluzione inimmaginabile solo trenta anni fa.

Il turismo si è evoluto ed è passato dall’essere un sinonimo di viaggio ad una concezione più ampia dove la figura principe diventa il turista, e più specificamente, il diritto sociale del turista a godere di una esperienza quanto più completa e policroma possibile che vada ben oltre il mero spostamento da una località all’altra.

Il pellegrinaggio verso la cattedrale di S. Giacomo a Compostela è a tutti gli effetti una esperienza attraverso varie vie che conducono verso una meta ma che raccontano il territorio stesso e le sue unicità.

Anche dal punto di vista della tutela giuridica il Cammino di Santiago si caratterizza per essere un unicum formato da numerose realtà diverse che collaborano e si adoperano al fine di rendere la “ruta Jacobea” consona ad accogliere un numero di pellegrini in costante crescita.

I vari percorsi verso il centro galiziano prevedono l’attraversamento di ben 8 Comunidades Autonomas spagnole, le quali hanno operato in modo differente al fine di regolamentare gli interventi e lo sviluppo del cammino e delle attività connesse.

Le Comunidades, e i singoli municipios spagnoli, hanno dovuto organizzarsi per utilizzare le competenze amministrative e la potestà legislativa garantita dalla costituzione e lo hanno fatto con risultati diversi e in alcuni tratti contraddittori, tanto che al momento il Cammino di Santiago appare come un insieme di realtà distinte unite tra loro piuttosto che un'unica entità dalle caratteristiche comuni e facilmente riconoscibili durante tutto il percorso.

 

 

2. – Evoluzione storica del cammino di Santiago

 

Nel 2015 l’UNESCO, facendo seguito alla propria deliberazione del 1993 [1], ha dichiarato patrimonio dell’umanità ben 2500 km di itinerari giacobei in Spagna[2]. Attualmente quindi i cammini di Santiago, o per meglio dire tutte le direttrici che conducono a Santiago di Compostela interessano ben 8 Comunidades Autonomas: Aragona, Navarra, La Rioja, Castilla Y Leon, Pais Vasco, Cantabria, Asturie, Galizia.

La necessità di tutela e sviluppo del Cammino di Santiago si radica nell’importanza del suo carattere storico-culturale[3] che lo ha reso per più di dodici secoli non solo una semplice via di comunicazione ma più che altro un “creatore” di società che si è estrinsecato nella nascita, lungo il corso dello stesso, di numerosi centri abitati che hanno contribuito all’articolazione urbana e allo sviluppo di numerosi territori e, soprattutto, come punto di incontro di numerose culture caratterizzandosi come antesignano della moderna concezione di Europa[4].

Le 8 comunità autonome nelle quali insistono detti cammini presentano grandissime differenze in ordine ai programmi di pianificazione e conservazione dell’assetto e di sviluppo del territorio i quali, alla luce dell’analisi dei provvedimenti assunti, passano dalla conservazione e protezione dei sentieri storici all’inserimento del cammino tra i prodotti turistici.

I primi impulsi volti alla rivitalizzazione dell’antica via medievale denominata “camino francés[5] risalgono all’epoca franchista e videro la luce con la finalità di utilizzare il restauro dei monumenti presenti lungo detto percorso nell’ottica di una strategia propagandistica volta a rivendicare la natura cattolica e conservatrice della Spagna di quei tempi[6]. Con questo scopo venne pubblicata una opera monumentale[7] che permise, successivamente, un approfondito studio accademico volto all’indagine storiografica dei tempi, dei modi e delle difficoltà caratterizzanti il pellegrinaggio in epoca medievale[8].

Il decennio che va dal 1965 al 1976 si è caratterizzato per una vera e propria commistione di fattori aventi origini sia popolari che istituzionali orientati al recupero della vecchia via medievale. Dietro l’impulso di storici, archeologi e archivisti interessati a tramandare la memoria dei primi pellegrini e, altresì, studiosi della cristianità orientati al recupero dei beni religiosi giacobei sono nate le prime associazioni di “amigos de Santiago” che con l’obiettivo di tutelare il concetto tradizionale di pellegrinaggio si sono distinti per un’opera volta all’apposizione di segnaletica lungo il tracciato e alla sensibilizzazione popolare del concetto di turismo culturale[9].

Detti segnali sono stati recepiti dal governo spagnolo il quale, nonostante fosse presente un riconoscimento giuridico del cammino di Santiago[10], nella metà degli ottanta vide quest’ultimo come la possibilità di giustificare la “europeità” della Spagna con il fine ultimo dell’ingresso all’interno della Comunità Europea.

A tal proposito infatti la prima mostra realizzata per opera del Ministero della Cultura, concomitante al trattato di adesione alla CEE è datata 1985, e si basò sulla eredità storica lasciata alla penisola iberica dal Cammino di Santiago il quale si trasformò due anni dopo nel primo itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa.

Il 1993 è l’anno nel quale il cammino di Santiago acquista risonanza internazionale grazie alla somma di diversi fattori provenienti da numerosi portatori di interesse attivati dall’incorporazione del “camino francés” tra i beni patrimonio dell’umanità dichiarati dall’UNESCO. In primo luogo la concomitanza della prestigiosa onorificenza riconosciuta dall’UNESCO si associò alla ricorrenza dell’anno santo Giacobeo[11] che determinò una politica di promozione turistica e culturale sviluppatasi a partire da vari atti emanati da parte della Xunta de Galicia.

Va sottolineato come alle istituzioni, tra le quali le comunità autonome e i comuni dei quali si tratterà specificatamente in seguito, si sono aggiunti in un’ottica di sviluppo di un turismo culturale collegato al cammino da un lato il lavoro del “Instituto del Turismo de España” che ha cominciato ad approntare, dal 2002, un piano strategico di attuazione finalizzato alla promozione e commercializzazione turistica del cammino di Santiago con cadenza annuale, e dall’altro la creazione della “Gerencia para el Camino de Santiago” che si occupa della promozione turistica del cammino all’estero, con l’obiettivo di dare a quest’ultimo una maggiore visibilità a livello internazionale[12].

E’ meritevole di menzione, infine,  il grande servizio prestato, a partire dagli anni ’90, da parte dei numerosi gruppi di volontari e le confraternite[13] le quali si occupano della gestione degli alloggi e delle varie attività che si realizzano durante il cammino, e dalle associazioni che si differenziano tra volontarie e istituzionali[14] le quali si occupano rispettivamente di recuperare e segnalare il tracciato e di riunire differenti amministrazioni pubbliche multilivello con il fine di reperire fondi e coordinare le attività  ufficiali relative al cammino.

A partire dagli anni ‘80 il cammino di Santiago si trasforma da itinerario religioso a meta turistica internazionale che attrae, grazie anche a una imponente campagna mediatica[15], ogni anno un numero crescente di pellegrini diventando un vero e proprio caso globale di turismo culturale itinerante; se nel 1970 infatti risultano aver percorso la “ruta Jacobea” 69 pellegrini e il 1985 (anno dell’ingresso della Spagna nella CEE) vide 690 viaggiatori sulle strade del cammino, nel 2018 i viaggiatori che hanno seguito le orme dell’apostolo Giacomo sono stati 327.378 [16].

 

 

3. – Le scelte operate dalle varie Comunidades Autonomas e le diverse concezioni di “fomento

 

I 4 cammini storici dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2015 (camino francés, caminos del norte, camino primitivo, camino de la costa) passano attraverso 2.500 km suddivisi in 8 comunità autonome. Tali itinerari attraversano spazi naturali, comunità agricole, piccoli centri urbani e grandi città; essi sono un vero e proprio asse storico-culturale di comunicazione di popoli il quale ha condizionato in modo netto le modalità di urbanizzazione di determinati territori e la presenza di un patrimonio architettonico ad esso dedicato[17].

A partire dal 1970 vennero approvati dei piani di sviluppo e progetti di riordinamento territoriali che riguardassero specificatamente i territori attraversati dagli itinerari giacobei (in primis il camino francés) partendo dalle città più grandi per poi passare rispettivamente alle comunità rurali prima e alle zone di interesse naturalistico poi.

Soltanto a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso i piani di sviluppo ebbero ad oggetto l’intero cammino e non solo alcuni specifici tratti.

I centri rurali, che sono la maggioranza delle realtà che i viaggiatori incontrano durante il pellegrinaggio, non sono mai stati oggetto di strategie specifiche ma hanno usufruito, a partire dal 1990, dei piani di sviluppo rurale sia europei che nazionali[18] grazie ai quali è stato possibile finanziare la nascita dei “Grupos de Accion Local” i quali hanno attivato vari progetti volti alla riqualificazione del territorio e all’attivazione sociale della popolazione dello stesso[19].

La “Ley estatal de Patrimonio Historico”[20] del 1985 ha sancito l’obbligatorietà di una definizione ed elencazione precisa dei beni di interesse culturale, e tra essi non è stato inserito il cammino di Santiago, neanche in seguito alla dichiarazione dell’UNESCO del 1993.

Alla luce di questa inspiegabile esclusione, la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite per la Scienza l’Educazione e la Cultura, valutando impossibile la protezione di un bene così esteso ha raccomandato alle autorità spagnole l’attuazione di un piano specifico integrato volto all’individuazione e alla delimitazione puntuale degli itinerari giacobei.

Le comunità autonome dopo una lunga e travagliata fase preliminare di studio hanno previsto differenti progetti di pianificazione integrata, di riqualificazione e crescita delle strutture antistanti il cammino, della demarcazione delle varie tratte di competenza e dei regolamenti di tutela ambientale dei territori interessati.

Lo stato spagnolo presenta una struttura decentrata la quale prevede in capo alle comunità autonome la competenza in ordine a numerose materie. Nell’ambito che occupa questa trattazione si può sostenere che le comunità autonome sono competenti riguardo ai tratti di cammino che attraversano il proprio territorio in base al disposto dell’art. 148.1. della costituzione e nello specifico al «apartado» 16 della stessa norma dalla quale si evince che sono le stesse a statuire sul patrimonio artistico e monumentale del territorio secondo i singoli statuti d’autonomia[21].

Ciò nonostante giurisprudenza costituzionale e dottrina riconoscono allo stato la possibilità di attrarre a sé la competenza sulla materia sopraccitata in ambito generale con la finalità di determinare delle linee guida volte alla creazione di un sistema unitario di sviluppo del cammino di Santiago, inteso come bene culturale di carattere “supra comunitario”[22].

A dispetto degli obiettivi sbandierati lo stato si è limitato alla istituzione di un organo di coordinamento, il Consejo Jacobeo (real decreto 1095/1997), il quale si configura come un ente di cooperazione tra l’amministrazione generale dello stato e le comunità autonome che la compongono, a fini di coordinamento e collaborazione nei programmi e gli interventi previsti in relazione al cammino di Santiago e alla celebrazione degli anni santi compostelani.

Di seguito le scelte in materia di tutela e sviluppo del cammino di Santiago operate dalle singole comunità autonome interessate:

a)          Aragona. Il processo di sviluppo del tratto di cammino situato nella comunità autonoma di Aragona è stato particolarmente complesso, in quanto la delimitazione provvisoria stabilita dall’UNESCO nel 1993 è stata modificata con l’intenzione di spostare la via storica con lo scopo di gestire da un lato, nel tratto sud, la crescita di agglomerati urbani come Yesa e dall’altro, nella diramazione nord, la costruzione dell’autostrada A-21: opere dichiarate di interesse collettivo dallo stato centrale. L’autostrada verrà conclusa entro il 2019 e secondo una nota del ministero l’itinerario verrà ricollocato parallelamente alla stessa arteria stradale, più a nord. Contemporaneamente al progetto di ricollocazione del tratto aragonese nel dicembre del 2007 è stato sottoscritto un accordo di collaborazione tra il Ministerio del Fomento e la comunità autonoma con lo scopo di realizzare un programma di restauro, recupero e ricondizionamento del cammino. Le finalità di tale piano integrato sono il concepimento del tratto aragonese del cammino come un sito archeologico lineare e la scoperta di numerosi reperti archeologici derivanti dalla via medievale. A tal proposito si sono compiute numerose opere quali: consolidamento muri perimetrali, sbancamento e riempimento di terrapieni, apposizione di parapetti lignei nei tratti di maggiore pericolosità e la costruzione di ponti pedonali atti a salvaguardare i guadi, creazione di punti ristoro con tavoli e sedie, miglioramento delle indicazioni sia chilometriche inerenti ai luoghi di particolare interesse[23].

b)          Navarra. La delimitazione definitiva del tratto navarro del cammino di Santiago è avvenuta nel 1988, ma dopo la dichiarazione dell’UNESCO del 1993 il tracciato è stato definitivamente delimitato alla fine dello stesso anno. Nessun piano strategico o di restauro è stato previsto per la tratta navarra del cammino negli anni successivi.

c)           La Rioja. Nell’agosto del 1998 il governo della comunità autonoma adottò un «Plan Especial de Preotección, recuperación e Revitalización» del cammino di Santiago. Tra le altre azioni previste nel piano si evidenzia la filosofia della comunità autonoma riojana nel salvaguardare le zone antistanti al cammino mediante l’apposizione di fasce protettive in zone limitrofe alle vie di comunicazione e con il divieto di svolgimento di attività visivamente e strutturalmente lesive dell’integrità ambientale entro i 50 mt dal percorso. Inoltre si è approntata una lista di beni monumentali naturali di spiccato interesse riguardanti 11 municipi e il loro collegamento pedonale in modo da offrire ai viaggiatori anche una possibile via turistica storico-museale.

d)          Pais Vasco. Lo sviluppo dei cammini storici che insistono sul territorio basco si caratterizza per una filosofia opposta rispetto alle scelte operate per esempio da Aragona o Castilla. In primis va sottolineato come in una prima fase i cammini cosiddetti del nord non facevano parte del tracciato dichiarato patrimonio dell’umanità nel 1993. Nel 2000 i tratti del camino del nord vennero dichiarati Beni di Interesse culturale (BIC) dal governo autonomo attraverso un documento che includeva ben 250 siti di interesse visitabili dai pellegrini. La filosofia della comunità autonoma è prettamente turistica, come si nota anche dal piano per lo sviluppo e la promozione turistica dei cammini di Santiago nel territorio approvato nel 2009 che tra i suoi obiettivi strategici annoverava il miglioramento dei servizi e delle strutture per migliorare la posizione dei paesi baschi come destinazione giacobea introducendo anche un logo promozionale d’impatto[24]. Attraverso il decreto 2/2012 i Paesi Baschi operarono una scelta radicale: al fine di creare un percorso che permettesse ai fruitori di godere dei siti di interesse culturale si è deciso di ridisegnare un itinerario continuo e sicuro attraverso cammini storici ma anche vie pubbliche istituite ad hoc con la finalità di costituire un cammino snello, moderno vivo e legato ai luoghi che attraversa. Una scelta totalmente differente rispetto per esempio all’idea di sito archeologico lineare sposata dalla comunità autonoma aragonese.

e)          Cantabria. Nel 2007 la Cantabria dichiaro beni di interesse culturale i due tratti del cammino di Santiago che si trovano nel proprio territorio. La delimitazione definitiva degli stessi avvenne comunque solo 3 mesi dopo che l’UNESCO incorporò il camino de la costa alla lista dei beni patrimonio dell’umanità, nell’ottobre del 2015. La particolarità del piano che il governo ha approvato per lo sviluppo del cammino è che si è previsto un limite di soli 3 metri di protezione a partire dai limiti esterni dell’itinerario sottoponendo il tratto cantabrico ad un alto rischio di interferenza nelle zone ad alta urbanizzazione.

f)            Asturias. Attraverso un decreto datato 26 giugno 2006 (n. 63) la comunità autonoma delle Asturie ha dichiarato complesso storico i cammini di Santiago presenti nel proprio territorio includendo nello stesso due itinerari: il camino de la costa e il camino primitivo, determinando una delimitazione provvisoria di entrambi i tracciati, cercando di concludere un processo iniziato nel 1994. Nel 2016 il Principato delle Asturie ha approvato il Libro Bianco del cammino di Santiago nel quale si riflettono le strategie di pianificazione in vista dell’anno santo compostelano del 2021. Attraverso questo provvedimento sono introdotte 10 linee guida e 80 misure tra le quali figura un “Plano supramunicipal de protección del Camino” e lo sviluppo dello studio di nuovi percorsi. Tra i provvedimenti di attuazione sono numerosi quelli relativi alla promozione turistica e alla conservazione del patrimonio storico.

g)          Castilla y Leon. La comunità autonoma concluse il progetto di delimitazione del cammino nel 1999. In virtù del decreto n. 324 del 23 dicembre 1999 il territorio marcato come bene di interesse culturale è stato allargato a 100 metri da entrambi i lati. Nel 2010, a seguito di numerosi piani specifici attuati su base provinciale, si approvò un progetto provvisorio chiamato “Plan Regional del Camino de Santiago” che sommava agli oltre 422 km del tracciato corrispondente al cammino francese, altri 218 km di itinerari alternativi. Detto piano, che si componeva di un numero elevato di misure specifiche volte alla rivitalizzazione del territorio associato al cammino divise in 3 macro aree di intervento: territoriale, intermedia e futura, non vide mai un varo definitivo a causa dell’accavallamento di competenze tra l’assessorato dello sviluppo e quello della cultura e turismo che optava per una strategia regionale dei cammini nella regione. Una volta arenatosi il piano regionale testè descritto la stessa Consejeria del Fomento ha promosso l’approvazione di piani specifici di protezione territoriale nei comuni lambiti dal cammino francese[25].

h)          Galicia. Solo nel 2016 la Galizia ha visto, con la Ley de patrimonio Cultural de Galicia, la realizzazione di un progetto territoriale integrato dei cammini di Santiago[26]. Ad oggi i pellegrini che percorrono l’ultimo tratto del Cammino in territorio galiziano può trovarsi difronte a 3 tipologie di itinerario: principale, storico tradizionale e storico alternativo a carattere culturale, ambientale monumentale.

Le comunità autonome detengono quindi la competenza in ordine alla pianificazione dell’assetto territoriale e, nel caso del cammino di Santiago, come è stabilito in ogni ordinamento interno, sono le “Direcciones Generales de patrimonio” gli enti incaricati di porre il vincolo su qualsiasi tipologia di opera che si realizzi all’interno dello spazio compreso nel BIC (bene di interesse culturale).

Va sottolineato, però, come questo potere vincolante in capo alle Direcciones generales generi grosse problematiche con i comuni e la popolazione locale nella gestione delle dinamiche quotidiane dei piccoli mutamenti e cambi di destinazione d’uso delle proprietà private insistenti nelle zone comprese nello spazio dei cammini storici.

 

4. – L’Associación de Municipios del Camino de Santiago

 

I Cammini verso Santiago inclusi nell’elenco dei beni patrimonio dell’umanità dichiarati dall’ Unesco si sviluppano per 2.500 km nel territorio spagnolo all’interno di 8 comunità autonome e interessano la vita socio-economica di più di 300 comuni di differenti dimensioni.

Le misure volte allo sviluppo di questi itinerari sono riconducibili a scelte molto diverse tra una regione storica e l’altra. Nello specifico non si assiste ad un progetto comune che conduca ad una gestione unitaria del percorso.

Se per alcune comunità autonome l’obiettivo fondamentale è quello di conservare un museo a cielo aperto nel rispetto dell’antica via medievale, per altre il focus della normativa interna rimane la creazione di un prodotto turistico moderno, a costo di pagare dazio in termini di autenticità; se alcune regioni hanno optato per la protezione del patrimonio paesaggistico come fondamento delle politiche di sviluppo altre hanno basato la propria politica sulla costituzione di itinerari alternativi che consentissero ai turisti di personalizzare per quanto possibile l’esperienza del cammino verso Santiago in un’ottica di conoscenza dei territori visitati.

Da tali scelte socio-economiche sono stati per lungo tempo esclusi i singoli municipi, i quali sono senza alcun dubbio tra i protagonisti principali dell’entità Cammino di Santiago. Nello specifico si è assistito per anni alla mancanza di politiche di raccordo che consentissero una collaborazione fattiva da parte dei comuni volta alla istituzione di una proposta unitaria di itinerario orientata alla promozione del territorio e delle iniziative culturali collegate allo stesso.

È in un’ottica collaborativa che nel 2011, nella città di Jaca (piccola cittadina a 30 km dal confine ispano-francese situata nella comunità autonoma aragonese e luogo di passaggio dell’omonimo cammino) si firmò un accordo per la costituzione di un “Observatorio Jacobeo”, da istituirsi nello stesso centro. L’accordo fu sottoscritto dai municipi di Jaca, Logroño, Burgos, Astorga e Santiago di Compostela, in rappresentanza delle comunità autonome caratterizzanti l’itinerario del cammino francese.

Detto accordo fu l’embrione della “Associación de Municipios del Camino de Santiago (AMCS)”, una associazione senza scopo di lucro che, con l’obiettivo di gestire in modo unitario il camino francés, è stata fondata a Burgos il 10 novembre 2015.

Al momento fanno parte dell’associazione ben 81 comuni lungo tutto l’itinerario del cammino francese i quali unitamente costituiscono un modello di cooperazione, solidarietà e rispetto della diversità, i valori tradizionali della “Ruta jacobea”.

Riconoscendo il cammino di Santiago come un tesoro storico-patrimoniale ricevuto in eredità e da tutelare per le future generazioni, l’AMCS nasce poiché l’esperienza del pellegrinaggio giacobeo non sia esclusivamente del pellegrino, ma perché venga identificata come un arricchimento socio-culturale e materiale anche per le genti presso le quali lo stesso viene ospitato.

A tal proposito gli obiettivi dell’associazione sono i seguenti: a) istituire relazioni cooperative tra tutti i comuni attraverso i quali il camino francés si snoda con finalità di promozione e tutela; b) promuovere l’attuazione di progetti di interesse comune relazionati al cammino di santiago; c) collaborare con le amministrazioni delle comunità autonome e statali per tutto ciò che riguarda le politiche e le misure aventi ad oggetto il cammino.

Per questo motivo l’AMCS è organizzata in due organi di governo e 3 organi di gestione: 1) la Junta Directiva, composta da un presidente, due vice, un segretario, un tesoriere e altri 8 membri, sindaci di città o paesi che si trovano nel corso del cammino, secondo lo schema stabilito dalla Assemblea Generale che si è tenuta il 26 febbraio 2016; 2) L’Assemblea General, composta da tutti i sindaci dei paesi associati, si è riunita ad oggi in 3 circostanze: 26/02/2016 a León, il 10 novembre 2017 a Santiago di Compostela, nella quale si istituirono gli organi di gestione, il 9 novembre 2018 a Estella-Lizarra nella quale si sono conclusi accordi di sviluppo con il Ministero della Cultura, e altri enti pubblici e privati.

A questi ultimi si sommano 3 organi di gestione: a) la Secretaría Técnica, che gestisce i servizi tecnici e l’amministrazione; b) il Foro de Empresas, organo di sviluppo di progetti in cooperazione pubblico-privata, dal 2018 ha la sua sede permanente ad Astorga e tra gli obiettivi fondamentali da raggiungere mediante la collaborazione tra istituzioni e privati: il consolidamento del cammino di Santiago come entità internazionale, il miglioramento dei servizi attraverso soluzioni innovative, la promozione dell’attività economica dei comuni, lo sviluppo di strategie congiunte volte alla gestione del patrimonio culturale e naturalistico, il miglioramento della qualità della vita dei cittadini che vivono sulla Ruta Jacobea; c) il Comité Científico, con sede a Logroño, un organo multidisciplinare che ha compiti di gestione delle numerose entità che rendono lo sviluppo del cammino di Santiago una materia trasversale. Il comitato scientifico, che ha funzioni consultive, integra al suo interno esperti di varie materie quali storia, teologia, archivistica, diritto, geografia, gestione culturale, botanica, marketing, gestione d’impresa.

L’AMCS, unitamente al Foro de Empresas e el Comité Científico, forma una equipe multidisciplinare al servizio del cammino francese e in collaborazione con le altre amministrazioni, ad ogni livello.

 

 

5. – L’associazionismo comunale come veicolo di promozione di un turismo di tipo culturale? Analogie con la realtà italiana

 

La Spagna e l’Italia presentano numerose analogie nell’ambito del turismo culturale. Entrambe esibiscono un ricchissimo patrimonio sia dal punto di vista archeologico-paesaggistico che architettonico-monumentale, ed ambedue sfruttano ancora in minima parte le enormi potenzialità legate a questo indotto.

Entrambi gli ordinamenti, nonostante un richiamo statale per quanto concerne le competenze in ordine alla tutela del patrimonio culturale, delegano alle realtà regionali in generale e, soprattutto in Italia, alle realtà locali la gestione e lo sviluppo della materia turismo.

Negli ultimi vent’anni il turismo è cambiato in maniera radicale: si è passati da una concezione indissolubilmente legata al viaggio e, di conseguenza, ai servizi accessori ad esso collegati ad una centralità della figura del turista e della sua connessione intima con il paesaggio, la natura e la storia di un territorio in modo da poter godere una esperienza a 360 gradi.

L’unicità esperienziale vissuta da un viaggiatore che percorre il cammino di Santiago è totalmente legata al territorio e ai centri urbani che lo caratterizzano. L’esempio della Associacion de los Municipios del Camino di Santiago sottolinea come la collaborazione tra i comuni sia fondamentale per la promozione di una determinata tipologia di turismo legato ad una esperienza multidisciplinare. La trasversalità degli interessi in gioco è strettamente legata alla molteplicità dei protagonisti di un tipo di turismo che è lineare ma non stanziale e necessità di una tutela e di strategie libere da rigidità burocratico-istituzionali.

L’associazionismo comunale può essere la risposta a varie problematiche di gestione dell’ambito turistico nell’ottica di un incremento della qualità dei servizi, della tutela dell’ambiente e della promozione del territorio inteso in senso ampio oltre all’aumento dei posti di lavoro e alla diminuzione della dispersione delle specificità non valorizzate a causa delle limitate risorse dei singoli municipi.

La realtà locale spagnola è caratterizzata da una fortissima frammentazione delle realtà comunali. Quasi tutte le comunità autonome presentano una rilevante quantità di municipi che si caratterizzano per la presenza di poche centinaia di abitanti. Per ovviare a tale problematica nel 2013 è stata emanata una legge che, operando una modifica della Ley 7/1985 sulle basi dell’ordinamento locale, aveva come obiettivo principale la rimodulazione delle amministrazioni locali e il contenimento delle spese e delle strategie di allocazione delle risorse[27].

Attraverso questa riforma l’ordinamento intendeva precisare le competenze comunali al fine di evitare conflitti con le competenze di altre amministrazioni e, conseguentemente, dare forma al principio: “una amministrazione, una competenza” razionalizzando la struttura organizzativa degli enti locali in accordo con i principi di efficienza, stabilità e sostenibilità, e garantendo un controllo economico e di bilancio nettamente più rigoroso rispetto al passato senza dimenticare la promozione della iniziativa privata evitando interventi istituzionali sovradimensionati[28].

A tal proposito vennero aggravate le procedure di creazione di nuovi municipi per segregazione e di contro si è attuata una politica di promozione della fusione tra i comuni in un’ottica di stabilizzazione finanziaria e di bilancio.

Tale normativa ha visto la luce con l’obiettivo principale di operare un taglio ai costi della pubblica amministrazione mediante l’accorpamento di quanti più enti locali possibile. La ratio del provvedimento, inquadrato in una politica di spending review, non ha condotto ai risultati che si sono avuti in altre realtà centroeuropee[29] e questo a causa della forte connotazione centralistica che connota la realtà comunale dell’Europa mediterranea.

Il forte campanilismo, retaggio di una storia che ha avuto nelle città romane prima e nelle realtà municipali medievali poi il suo fondamento, connota la realtà municipale spagnola e di conseguenza la insita ritrosia alla perdita della eredità storica comunale in favore di una presunta semplificazione burocratica e un risparmio delle spese della pubblica amministrazione.

Rimandando ad altre trattazioni l’analisi della Ley 27/2013 volta al mutamento dell’insieme degli enti locali, in questa sede è d’uopo rammentare come tale normativa mossa esclusivamente da finalità economiche non abbia avuto alcun riscontro nella realtà fattuale che vede un forte contrasto da parte delle comunità autonome[30] e il totale fallimento della strategia di promozione della fusione volontaria tra comuni contermini[31].

La situazione del nostro paese è per certi versi molto simile alla realtà iberica. La macchina del turismo culturale italiano soffre di un deficit progettuale iniziale che è dato dalla difficoltà di cooperazione tra stato e regioni per approntare strategie valide a far sì che possano estrinsecarsi le grandi potenzialità della materia.

L’art. 117 co. 4 della Costituzione italiana introduce la materia turismo tra quelle di competenza legislativa residuale mentre la tutela dei beni culturali è, di contro, di competenza statale; il principio di sussidiarietà impone il comune come ente più vicino al cittadino e fulcro dell’attività amministrativa.

Nel nostro paese quindi la materia turismo culturale è disciplinata per mezzo di interventi normativi multilivello che non hanno la capacità di intersecarsi produttivamente per raggiungere l’obiettivo comune dello sviluppo culturale.

La spasmodica decretazione d’urgenza volta alla razionalizzazione della spesa pubblica ha, inoltre, evidenziato in modo inequivocabile la pressione sotto la quale lavora il governo della repubblica.

La pianificazione di strategia orientate allo sviluppo del turismo culturale rappresentano un ottimo banco di prova per gli assetti istituzionali italiani vista la assoluta necessità di una collaborazione tra più livelli del governo locale al fine di porre in essere misure che, pur non seguendo il filone fallimentare della fusione comunale indotta, conducano ad una razionalizzazione della spesa pubblica.

In un’ottica di comparazione tra gli ordinamenti italiano e spagnolo l’associazionismo comunale delle funzioni e dei servizi, inteso non come un mero agglomerato di spese ma come un insieme di diverse potenzialità riunite con l’obiettivo di valorizzare il territorio e promuoverne le peculiarità, appare una soluzione adottabile al fine di tutelare da un lato le diversità comunali e la loro eredità storica, dall’altro creare sulle stesse un indotto che permetta anche ai piccoli centri, mediante una collaborazione multilivello, di promuoversi nell’ambito turistico.

 

 

Abstract

 

Le diverse scelte operate dalle Comunidades Autonomas spagnole in un’ottica comune di salvaguardia, sviluppo e potenzialità turistiche della “ruta Jacobea”.

 

 

 



 

[1] Per maggiori approfondimenti https://whc.unesco.org/en/list/669 .

[2] Nel 2015 la dichiarazione dell’Unesco del 1993 è stata estesa al cammino della costa, il cammino primitivo, la via basco-rijoana e la via lièbana.

[3] «il Cammino di Santiago non è soltanto una strada, un bene di usi pubblico. È anche un insieme di immobili quali chiese, ostelli, alberghi, proprietà private o proprietà dello stato o della Chiesa che costituiscono uno straordinario patrimonio storico-artistico, e quindi culturale». Così J.L. MEILÀN GIL, La regulación jurídica del «Camino de Santiago» desde la perspectiva del Estado autonómico, in Estudios Jurídicos sobre el Camino de Santiago, Fundación Instituto Gallego de Estudios Autonómicos y Comunitarios, Santiago 1994. 13.

[4] Sul punto X. SOMOZA MEDINA-R.C. LOIS GONZÀLEZ, Ordenación del Territorio y estrategias de planificación en los Caminos de Santiago Patrimonio Mundial, in Ivestigaciones Geogràficas, https://doi.org/10.14198/INGEO2017.68.03 , 48.

[5] Il Camino Frances è la via più battuta verso Santiago di Compostela. Deve il proprio nome al fatto che comincia in territorio francese e più precisamente dal paese di St. Jean Pieds de Port, nel dipartimento dei Pirenei Atlantici al confine con la Navarra.

[6] Per approfondimenti, B. CASTRO FERNÀNDEZ, O descubrimiento do Camiño de Santiago por Francisco Pons Sorolla, Santiago de Compostella, Ed. Xunta de Galicia, 2010.

[7] L. VÁZQUEZ DE PARGA, J.M. LACARRA, J. URÍA RÍU, Las peregrinaciones a Santiago de Compostela, Escuela de Estudios Medievales, Madrid 1949.

[8] Sul punto, tra gli altri S. MORALEJO (coord.), Santiago, Camino de Europa. Culto y cultura en la peregrinación a Compostela. Santiago de Compostela, Xunta de Galicia, 1993.

[9] Sull’opera di sensibilizzazione verso una forma di turismo culturale nei percorsi giacobei si veda X.M. SANTOS SOLLA-R.C. LOIS GONZÀLEZ, El Camino de Santiago en el nuevo contexto de los turismos, in Estudios turisticos, Instituto de Turismo de España (Turespaña), Secretaría General de Turismo y Comercio Interior, n. 189, 95 ss.

[10] Con lo scopo di sviluppare le norme precedenti venne approvato il 22 luglio 1958 un decreto che determinò l’estensione della protezione giuridica garantita ai monumenti e siti di rilevanza storico-archeologica anche ai dintorni degli stessi. in questo quadro si inserisce la prima tutela giuridica globale del Cammino di Santiago ad opera del Decreto n 2224 del 5 settembre 1962. Sul punto, F. J. SANZ LARRUGA, La Protección juridica del Camino de Santiago, 1994; L. LÓPEZ TRIGAL, Politicas de rehabilitación das cidades e villas camiñeras de León, in M.A. TORRES LUNA, A. PÉREZ ALBERTI, R.C. LOIS GONZÁLEZ, Os Caminos de Santiago e o territorio, Santiago de Compostela, Xunta de Galicia, 793 ss.

[11] L'Anno santo giacobeo è un anno in cui la festa di san Giacomo, che ricorre il 25 luglio, cade di domenica. Tale ricorrenza si verifica con una cadenza regolare di 6, 5, 6 e 11 anni. Questo porta a circa 14 anni santi ogni secolo. Negli anni santi i cattolici possono ottenere la bolla giubilare, chiamata anche giubileo. L’ultimo anno santo risale al 2010, i prossimi 2021 e 2026.

[12] Sul tema C. MARTÍN-DUQUE, Los impactos del turismo en el Camino de Santiago Francés: una aproximación cualitativa, in methaodos. revista de ciencias sociales, n. 5 (1), 2017, 64. http://dx.doi.org/10.17502/m.rcs.v5i1.155 .

[13] Le prime associazioni nacquero a metà del XX secolo e furono la “Associazione degli amici del Cammino” fondata a Parigi nel 1950, e l’associazione di Estella.

[14] Per approfondimenti sul tema del volontariato e le confraternite nello sviluppo e promozione del Cammino di Santiago si vedano tra gli altri A. ALVAREZ, A. GOMIS, M.A. GALLEGO, Estructura organizativa e imagen promocional del Camino de Santiago, in Rotur-Revista de Ocio e Turismo, n. 3, 2010, 49 ss.

[15] Personaggi dal forte impatto mediatico come Paulo Coelho e Shirley MacLane scrissero, rispettivamente nel 1987 e nel 2001, delle opere incentrate sul Cammino di Santiago; libri di scarso interesse pratico per i pellegrini ma di grande impatto e che contribuirono a costruire una immagine internazionale del cammino e la cui influenza in ordine alla crescita del numero di visitatori è stata addirittura studiata. Sul punto E. TORRES FEIJÓ, Interesses culturais e ȃmbitos receptivos em dous romances sobre o Caminho de Santiago: “Frechas de ouro” e “O enigma de Compostela”. Romance notes, 52 (2), 135 ss. https://doi.org/10.1353/rmc.2012.0033 .

[16] Dati provenienti dalla Officina del peregrino, un ente che conta i visitatori che hanno richiesto a fine percorso la “compostela” una attestazione di percorrenza di almeno 100 km (gli ultimi 100 km da Sarria a Santiago), e che è legato ai numeri dei richiedenti che solitamente sono credenti. Tali dati non annoverano i visitatori che hanno liberamente scelto di non richiedere il rilascio di detto documento. I dati aggiornati dell’afflusso di pellegrini a Santiago di Compostela sono reperibili su https://oficinadelperegrino.com/estadisticas/ .

[17] Così punto X. SOMOZA MEDINA-R.C. LOIS GONZÀLEZ, Ordenación del Territorio y estrategias de planificación en los Caminos de Santiago Patrimonio Mundial, cit., 51.

[18] Si tratta a livello comunitario del piano LEADER (Liaison Entre Actions de Développement de l’economie rurale) e, a livello interno, del piano PRODER (PRograma Operativo de Desarrollo y Diversificación Económica de Zonas Rurales).

[19] L’asse territoriale nel quale si snoda il Cammino è diventato una attrazione centralizzatrice di interventi, programmi per la manutenzione del sistema viario, azioni di recupero del patrimonio architettonico e culturale locale, progetti di promozione di attività economiche basate sull’ospitalità, accrescimento del patrimonio naturalistico nelle dirette prossimità del tracciato. Sul PUNTO X. SOMOZA MEDINA-R.C. LOIS GONZÀLEZ, Ordenación del Territorio y estrategias de planificación en los Caminos de Santiago Patrimonio Mundial, cit., 51.

[20] Ley 16/85 del 25 de junio.

[21] Per approfondimenti sul tema D. SANTIAGO IGLIESIAS, La protección y el fomento del Camino de Santiago en la Comunidad Autónoma de Galicia, in Aedon, n. 3, 2008, 2.

[22] Sul tema J.L. CARRO FERNÁNDEZ-VALMAYOR, El Camino de Santiago en la perspectiva juridica, in Revista Galega de Administración Pública, n. 27, 2001, 35 ss.

[23] J.F. MENDEZ DE JUAN, El tramo aragonés del Camino di Santiago (Camino Francés), in Urban-e. UPM, Madrid 2011. Tratto da http://.urban-e.aq.upm.es

[24] Agencia Vasca de Turismo, Plan Director para el desarrollo y promoción cultural y turistica de los dos caminos de Santiago a su paso por Euskadi. Vitoria-Gasteiz. Gobierno Vasco, 2009.

[25] La Junta ha stabilito che tutti i comuni di piccole dimensioni nei quali si snoda il Cammino dispongano un piano speciale per autorizzare ogni nuova opera edilizia, prendendo ad esempio la città di Burgos, che dispone di un piano di questo tipo dal 1999. Dall’istituzione di detta pianificazione numerosissimi paesi hanno approvato “planes Especiales de Protección del Conjunto Historico del Camino de Santiago”. Così X. SOMOZA MEDINA-R.C. LOIS GONZÀLEZ, Ordenación del Territorio y estrategias de planificación en los Caminos de Santiago Patrimonio Mundial, cit., 57.

[26] Sull’evoluzione dello sviluppo e della tutela giuridica in Galizia si rimanda tra gli altri a D. SANTIAGO IGLIESIAS, La protección y el fomento del Camino de Santiago en la Comunidad Autónoma de Galicia, cit., 2 ss.

[27] Sul tema della riforma introdotta attraverso la Ley n. 27 del 27 dicembre 2013 si veda E. CARBONELL PORRAS, La alteración de términos municipales en la reforma local de 2013: crónica de un fracaso anunciado, in Estudios de Derecho Público. Libro Homenaje al Profesor Luciano Parejo Alfonso realizzato nel quadro del progetto del Plan Nacional, Las Entidades locales, sus relaciones y competencias. Realidad, efectos y consecuencias de la racionalización y sostenibilidad financiera en clave nacional y europea, tratto da Reala. Nueva Época – N. 9, 2018, 5 ss.

[28] Prologo della Ley 27/2013. Traduzione del sottoscritto.

[29] In particolare in Francia e in Belgio negli anni ’70 del secolo scorso.

[30] Sul punto A. GALÁN GALÁN, La aplicación autonómica de la Ley de Racionalización y Sostenibilidad de la Administración Local, in Revista de Estudios de la Administración Local y Autonómica, n. extr. 2015, J. TEJEDOR BIELSA, El desarrollo autonómico de la reforma local de 2013. Entre la rebelión y el pragmatismo, in Los retos del gobierno local tras la reforma de 2013, 2015, 81 ss.

[31] Per un approfondimento sui numeri del fallimento della fusione volontaria dei municipi introdotta con la Ley 27/2013 si veda E. CARBONELL PORRAS, La alteración de términos municipales en la reforma local de 2013: crónica de un fracaso anunciado, cit., 7.