Descrizione: D-&-Innovazione-2018

 

 

ISPROM

ISTITUTO DI STUDI E PROGRAMMI PER IL MEDITERRANEO

 

CITTà DEL MEDITERRANEO

iNCONTRO PROGRAMMATICO PER LA COOPERAZIONE

Sassari, 2 - 3 dicembre  2016

 

 

La politica culturale dell’UE nel Mediterraneo: fra mito e realtà

 

KSENIA TABARINTSEVA-ROMANOVA

Università federale degli Urali

Ekaterinburg, Russia

 

 

Innanzitutto cerchiamo di dare alcuni riferimenti teoretici per entrare in argomento. Il concetto della politica culturale dell’UE è un fenomeno abbastanza nuovo. Ne cominciano a parlare negli anni novanta del XX secolo. Ricordiamo che la prima indicazione appare solo nel Trattato di Maastricht nel 1992. La politica culturale in modo teoretico-metodologico viene legata all’integrazione europea, all’identità europea. La cultura nei paesi europei non è solamente una base di formazione della società, ma anche rappresenta una parte della politica estera nazionale. Da questo fatto noi possiamo notare l’ambivalenza del concetto: da una parte esso ha un ruolo di consolidamento per i cittadini europei per la creazione di una identità europea comunitaria da l’altra parte esso  ha i tratti tipici nazionali. Così la diversità culturale dell’UE diventa un vantaggio della politica europea, che si basa sulle culture nazionali dei paesi-membri dell’UE.

Il concetto della politica culturale ha tanti significati. Si può trovare i primi tentativi di definirla già nel 1967 (UNESCO). Analizzando le diverse definizioni di questo concetto possiamo dire che ci sono alcune contraddizioni al livello sia teoretico sia al livello di realizzazione. Anche vediamo che non esiste un accordo fra gli studiosi per il soggetto della politica culturale: se il soggetto è solo lo stato oppure anche potrebbe essere una persona. Questo si spiega che non c’è una idea ben definita che cosa è la cultura. Ogni scienziato, ogni popolo ha la propria visione del contenuto di questo concetto. Dall’ inizio la cultura viene capita concepita nell’ambito della famiglia di concetti come “coltivare”, “agricoltura”, “allevamento” tutti collegati a un’idea di miglioramento, come prevenzione o arresto del deterioramento.  Dal 1750 il termine cultura viene impiegato per esprimere l’idea “di una gestione del pensiero e del comportamento umano”. Tale significato settecentesco derivava dallo sviluppo del concetto “individuale” di ascendenza greco-romana. Nel XIX sec. Pian piano il significato del concetto si sposta sulle manifestazioni del mondo materiale. E. B. Taylor definisce la cultura come insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro della società. Se aggiungiamo i beni culturali e le cose materiali che rappresentano tutte materie sopra nominate, avremmo la definizione più generale che aiuta a definire la politica culturale.

Nel maggio del 2007 la Commissione europea ha proposto una strategia europea nel campo della cultura. Sono stati nominati tre elementi importanti: la cultura come è un catalizzatore della creatività, il dialogo interculturale e la cultura come un componente delle relazioni internazionali. Per adesso questi tre elementi creano la base fondamentale per la politica culturale europea.

Adesso vediamo come si funzionano questi aspetti teoretici in modo pratico, in particolare nella regione del Mediterraneo. Anche qui noi possiamo notare una certa dualità, che viene definita dalle particolarità storiche e culturali (un punto d’incrocio delle culture greca, romana, araba). Ma l’aggettivo “mediterraneo” viene conosciuto come un eponimo della civiltà classica occidentale. Già nel 1982 alla Conferenza sulla politica culturale in Messico la regione mediterranea era definita come un legame fra i popoli e le culture, come un mezzo di collaborazione fra la cultura europea e quella islamica. In questo rapporto noi lasciamo fuori la storia della collaborazione fra l’Unione Europea e i paesi mediterranei. Basta ricordare che questa regione ha il ruolo particolare nella politica estera dell’UE, cui lo scopo è creare uno spazio comune stabile pacifico. Nel 2008 ad Atene si è svolta la Conferenza euro-mediterranea al livello dei ministri di cultura dove hanno proclamato di nuovo l’importanza della regione dal punto di vista storico-culturale, hanno sottolineato il ruolo del dialogo interculturale per lo sviluppo della regione. Hanno stabilito di esaminare la cultura come un campo che crea i posti di lavoro e che dà la possibilità di guadagnare, cioè contribuisce allo sviluppo stabile attraverso per esempio il turismo culturale. Anche hanno discusso la possibilità di stimolare la mobilità fra i lavoratori nel campo di cultura.

Per non cominciare da lontano esaminiamo il ruolo della regione nella politica europea culturale recente – nel programma: Europa Creativa” (2014 – 2020). Va da sottolineare che una delle particolarità di questo programma è realizzazione nei diversi spazi geopolitici. Allora il Mediterraneo partecipa ai progetti legati alle città-gemellate, nei programmi dedicati allo scambio d’informazione (TAIEX), nei programmi di collaborazione transfrontaliera (Algeria, Egitto, Israele, Tunisia, Francia, Italia e gli altri, in totale 14 paesi). Come dimostra il rapporto statistico solo per 2009 sono stati presentati 600 progetti, che proponevano le nuove forme di turismo. I paesi più attivi erano Italia (che ha presentato 279 progetti, fra cui erano realizzati 18), Spagna, Grecia, Israele, Tunisia, Egitto.

Euro-MED industrie audiovisive – dedicato allo sviluppo ed allo promozione del cinematografo. Questo programma viene composto da: 1) DIA SUD MED – progetto di collaborazione fra le università (Tunisia, Marocco, Libano); 2) GREEN HOUSE - progetto dedicato allo sviluppo dei film documentari; 3) MED FILM Factory – il sostegno dei registi arabi.

Un altro programma importante è Euro MED Patrimonio, con lo scopo della vicinanza del patrimonio locale, nazionale, regionale. Si può nominare I seguenti progetti più interessanti: l’uso dei teatri antichi per i reali moderni (Italia, Spagna, Tunisia, Giordania); Hamamed – il sostegno e lo sviluppo della cultura del Hammam (Egitto, Siria, Marocco, Austria); Mare Nostrum – lo scopo di fare conoscere alla gente le città-ex porti fenici. Lo scopo di questi progetti non solo conservare il patrimonio culturale e far conoscerlo, ma ad anche usarlo per creare lo spazio urbano moderno. Si vede la tendenza comune d’includere i posti storici, gli scavi nel paesaggio urbano. Questo fatto potrebbe unire la storia e il presente, le diverse culture e epoche.

Le difficoltà più grave sono: 1) la mancanza di finanziamento da parte dello stato; 2) la mancanza degli specialisti qualificati nei paesi mediterranei non membri dell’UE; 3) la mancanza negli alcuni paesi delle leggi normative che potrebbero risolvere la situazione quando un privato tiene un oggetto dei beni culturali e non fa niente per proteggerlo.

Un altro aspetto da discutere è l’immagine della politica culturale dell’UE al livello internazionale. Per adesso avendo la scopo di promuovere la cultura europea fuori dell’UE bisogna creare un’ immagine positiva della politica europea culturale. Non c’è nessun dubbio che l’arte, la cultura europea sono conosciuti e riconosciuti dappertutto. Ma i grandi nomi degli artisti, degli scrittori, dei musicisti al livello dell’immagine vengono ancora legati agli stati nazionali, e non tanto all’UE. Va da ricordare il fatto che il concetto dell’immagine non si disassocia dal concetto dell’identità (qui non vogliamo parlare di questo fenomeno, solo che c’è da dire che fino ad oggi non possiamo parlare di una identità comune europea, e vediamo che insieme al processo di dilavamento dell’ identità si osserva un altro processo della crescita dell’identità locale. Alcuni studiosi provano ad individuare una identità mediterranea moderna). Allora dopo aver’ discusso la realtà vediamo i miti che esistono in campo della cultura mediterranea. Ho fatto una piccola ricerca per capire quali sono le associazioni che vengono al mente quando la gente sente “Mediterraneo”. Allora le parole che vengono nominate di più sono: cucina, dieta, vacanze, navi, storia, Italia e Grecia, problemi fra Nord e Sud, e due ultimi anni vengono detti anche  problemi con migrazione.  La frase EURO-MED viene associato alla clinica privata! Queste parole-chiavi ci fanno pensare che cosa potrebbero un simbolo-immagine per promuovere la politica culturale europea nel Mediterraneo per far saperlo non solo nell’UE. Certo come abbiamo già osservato  da punto di vista geopolitica (dove si parla dell’immagine) alcuni questi marker si usano già tanto. Secondo me si deve fare attenzione alle associazioni negative che son legate alla regione mediterranea (p.e. terrorismo, povertà, instabilità), che impediscono a creare uno spazio comune culturale. Bisogna cambiare la polarità: parlando della regione far accento non alle cose che separano la regione, ma alle cose che la uniscono. Anche importante promuovere la politica culturale dell’UE nel Mediterraneo nei paesi terzi (per non pensare che MED potrebbe essere un ospedale). Questo cambiamento dei poli, l’attenzione alle diverse città mediterranee e non solo agli stati aiuterebbero ad attirare più investimenti da parte dei diversi tipi delle organizzazioni regionali e i fondi privati.

Per concludere si può sperare che la politica culturale nel Mediterraneo resti uno spazio privo dei miti e degli interessi politici, un ponte fra le culture, fra le civiltà, fra le identità dov’è si possa creare un vero dialogo efficace interculturale.