Descrizione: D-&-Innovazione-2018

 

 

ISPROM

ISTITUTO DI STUDI E PROGRAMMI PER IL MEDITERRANEO

 

CITTà DEL MEDITERRANEO

iNCONTRO PROGRAMMATICO PER LA COOPERAZIONE

Sassari, 2 - 3 dicembre  2016

 

 

Il ruolo della chiesa nel Mediterraneo:

l'esperienza del Vaticano e della Chiesa ortodossa russa

 

DMITRY SHEBALIN - EKATERINA SHEBALINA

MGIMO-Istituto Statale di Mosca per le relazioni internazionali

 

 

L’antica storia dei territori mediterranei trova il suo compendio nella formazione di uno stato grande e potente – l’Impero Romano, che unì in sé due categorie di paesi: le culture secolari (Egitto, Fenicia, Palestina, Israele) e le terre associate alla nuova cultura e vita politica grazie all’estensione dell’Impero. La prima categoria rappresentava la parte orientale, la seconda – quella occidentale. Dalle conquiste di Alessandro Magno i paesi orientali appresero la cultura ellenica (resa evidente dalla diffusione della lingua greca tra questi popoli), mentre la parte occidentale dell’Impero venne fagocitata dalla civiltà romana (i dialetti locali furono spesso soppiantati dal latino che diventò il nucleo per la formazione delle lingue che presero il nome di neo-latine). Così l’Impero romano unito politicamente fu diviso in due sfere culturali che poi dominarono per secoli nel mediterraneo: l’Oriente ellenico e l’Occidente romanizzato che poi si trasformarono nell’Impero romano d’Occidente e quello d’Oriente. Il confine di queste due parti si trovò in mezzo alle due penisole centrali – Grecia e Italia (luoghi di origine delle due culture antiche). 

Nel secolo VI crollò l’Impero romano d’Occidente, e l’Europa entrò nel Medioevo. Invece l’Impero d’Oriente si trasformò in un nuovo Stato– l’Impero Bizantino. La fioritura di quest’ultimo avvenne durante il Regno di Giustiniano I il Grande dal 527 al 565. In questo periodo l'Italia fu liberata dai barbari e fu organizzata una forte difesa dei territori mediterranei contro i turchi e gli arabi[1]. Ma la divisione politica tra i due Imperi inevitabilmente determinò una scissione religiosa che sfociò nel Grande Scisma, avvenuto nel 1054 – un anatema reciproco che alimentò le divergenze tra i cristiani per quasi un millennio. Così le opposizioni religiose nel mediterraneo si complicarono ulteriormente.

Le due chiese separate partecipavano attivamente alla vita politica mediterranea. Il Pontefice indiceva le Crociate (a quelle prima dello Scisma partecipò pure qualche paese dell’Europa orientale), mentre il Patriarca estendeva il suo potere nei Balcani e nell’Europa orientale. Ma l’Impero d’Oriente non riuscì a resistere all’invasione musulmana – nel 1453 cadde con la conquista di Costantinopoli da parte degli ottomani sotto la guida di Maometto II. Così il potere nella regione mediterranea ritornò nelle mani dell’Occidente che lo divise a seguito di sanguinosi conflitti con gli arabi e turchi (si riferisce in particolare alla Reconquista in Spagna che gloriosamente finì con la resa di Granada nel 1492 e alla battaglia di Lepanto che segnò il trionfo della Lega Santa contro le forze musulmane nel 1571). In questo periodo il ruolo della Chiesa è molto evidente. Lo Stato Pontificio non solo promuove l’idea cristiana in tutto il mediterraneo, ma ispira i suoi fedeli alleati contro la guerra ai musulmani (nel caso di Lepanto creando una vasta alleanza cristiana).

Con la caduta di Costantinopoli la Chiesa bizantina perdette considerevolmente la sua influenza nel mediterraneo, malgrado l’Impero ottomano le avesse concesso il predominio sul territorio turco. Anche le chiese ortodosse balcani che furono sottoposte al potere ottomano. Da questo momento il centro dell’ortodossia si spostò verso la Russia che per molti secoli rimase il difensore della cristianità orientale.

A questo punto la cristianità nel mediterraneo tornò alla solita divisione tra l’Occidente (il Pontefice che espandeva il suo potere in tutta l’Europa – con il centro spirituale del cattolicesimo come la Spagna) e l’Oriente (la Chiesa ortodossa russa, con lo Zar – il patrono di tutti i paesi ortodossi). Gli interessi di due poteri religiosi spesso s’incrociavano e si contrapponevano. Nel 1847 lo Zar Nicola I fece visita a Roma, dove incontrò Papa Gregorio XVI; nello stesso anno venne firmato il concordato tra la Santa Sede e la Russia. Ma già nel 1850 nel mediterraneo si accese una disputa che frenò lo sviluppo delle reciproche relazioni. Il neo insediato imperatore francese Napoleone III, sostenuto dal Papa Pio IX, fece consegnare le chiavi della Basilica della Natività di Betlemme e quelle della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme alla comunità cattolica. Ovviamente la causa del conflitto non si basava solo sulla consegna delle chiavi ma soprattutto sul fatto che l'imperatore Nicola I considerava il suo ruolo come quello del difensore di tutti gli ortodossi nel mondo. A questo punto non gli restò altra alternativa che entrare nella guerra.

Con l’arrivo della colonizzazione dei Paesi del bacino mediterraneo tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento si costituì un’“unica regione euro-mediterranea" (simile al "mare nostrum" dell’antico Impero romano), come la caratterizza A. Malgin. Inevitabilmente in questa regione dominava la chiesa cattolica con il “ruolo universale della cattedra di Roma nel mondo e della sua azione missionaria[2].

Ma dopo la fine della Seconda Guerra mondiale e del colonialismo, la contrapposizione tra l’Occidente e l’Oriente diminuì nell'intera regione mediterranea[3]. Questa tendenza si accentuò ancora di più negli ultimi decenni. Viceversa i problemi inerenti la coesistenza pacifica crescono e rafforzano in ruolo di quelle istituzioni che prima erano contrarie. Le vecchie contraddizioni rimangono ancorate al passato dando la precedenza alla collaborazione sui problemi chiave nella regione: migrazione, terrorismo, difesa dei diritti umani e religiosi, differenza crescente tra ricchi e poveri. In questo contesto, procede il dialogo interreligioso: dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) seguito dall' “abbraccio di pace” tra Papa Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora (1965) siamo stati testimoni dell’abbraccio storico di Papa Francesco e del Patriarca di Mosca Kirill avvenuto in Cuba nel febbraio dell’anno corrente.

Nella dichiarazione congiunta, firmata a seguito dell’incontro all' Havana, i due leader religiosi confermano i loro interessi comuni, prestando un’attenzione particolare alle problematiche più spinose dell'area mediterranea, quali:

·              sterminio delle famiglie, distruzioni di villaggi e città cristiani in Medio Oriente (comma 8)

·               terrorismo che va combattuto con senso di responsabilità e prudenza da tutti i paesi amanti della libertà e della pace (comma 11);

·              “esistenza dei fondamenti spirituali comuni” che entrambe le chiese devono proteggere marciando “fianco a fianco” (comma14);

·              Provvidenze nei casi di estrema povertà ea favore di “milioni di migranti e rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi” (comma 17)[4].

Mentre i governi dei paesi coinvolti, elaborano i programmi comuni per poi approvarli a livello di politica comunitaria, le chiese già intraprendono le misure prefissate. La Santa Sede svolge un’ampia attività nel campo umanitario. Papa Francesco ha espresso più di una volta l'opinione che la crisi umanitaria è già più grave di quella prodottasi dopo la Seconda Guerra mondiale, riaffermando che il Mar Mediterraneo è diventato “un cimitero[5]. La Santa Sede ha aperto presso le sue parrocchie i centri d’accoglienza, nel 2015 più di 22 mila migranti sono stati ospitati nelle 1600 strutture della chiesa[6]. Il 16 aprile 2016 il Papa, il Patriarca Ecumenico e l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia hanno firmato la Dichiarazione congiunta dedicata ai problemi dei profughi e migranti, in cui hanno chiesto “alle comunità religiose di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative”. Per di più, hanno esortato tutti i paesi “a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei”. L’incontro si è svolto in “Moria refugee camp”, sull’isola mediterranea di Lesvos[7].

Il Patriarcato di Mosca a sua volta partecipa in modo attivo alla politica sociale nella sua zona d’influenza (che si estende dalla Russia e quasi tutti i paesi della CSI). Nel 2013 l’ufficio sinodale per le relazioni della chiesa e società ha pubblicato il manuale della lingua e cultura russa per i migranti, che si propone l’obbiettivo di far conoscere ed apprendere a chi arriva in Russia la cultura del paese che li ospita[8]. Poi sempre nel 2013 la chiesa ortodossa ha avviato un programma di adattamento dei migranti in coordinazione con il Servizio federale per la migrazione nelle città di Stavropol, Pjatigorsk, Khabarovsk, Krasnodar e Rostov-na-Donu. E’ necessario continuare tali iniziative e discuterle tra le religioni per un interscambio dell’esperienza ed elaborazione delle strategie ancora più efficaci.

Il problema acuto che tormenta il mediterraneo è il terrorismo che a volte viene nominato “religioso”. Il Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il Mitropolita Ilarion invece spiega che non esiste il “terrorismo religioso” oppure quello “islamico”, perché la violenza non può esistere a nome della religione. “Nessuna religione tradizionale insegna ad uccidere le persone e commettere un delitto. L’ideologia dell’odio e dell’aggressione, che fa uso della retorica religiosa, non può essere motivata dalla religione[9]. Anche Papa Francesco, di ritorno del suo volo in Polonia ha negato la connessione dell’islam con il terrorismo: “Se io parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica - ha poi spiegato - ma non tutti i cristiani sono violenti così come non tutti gli islamici lo sono"[10].Per di più entrambe le chiese sono certi che non si possano sconfiggere i terroristi solo militarmente – bisogna lavorare con l’opinione pubblica, cambiare la mente delle persone che a volte si trovano vittime della propaganda jihadista. In questo contesto è necessario lavorare unitamente contro il terrorismo, creando schemi missionari che prevengano l’attività dei fondamentalisti e rendano più sicura la zona mediterranea. Non si può negare una ricca esperienza dell’esistenza pacifica interreligiosa in Russia dove tutte le confessioni collaborano intensamente sui problemi chiave della società. Un esempio efficace può essere quello del Consiglio interreligioso russo che già dal 1998 riunisce gli alti rappresentanti ortodossi, musulmani, buddisti ed ebrei[11]. Qui viene ricordato il sostegno prestato dal governo all’attività del Consiglio. Nel 2004 il Presidente della Federazione Russa V. Putin ha salutato i partecipanti del Forum interreligioso per la pace, nel 2006 ha inaugurato il Vertice internazionale di leader religiosi e nel 2012 ha avuto un’incontro proficuo con i capi delle religioni tradizionali sul territorio russo[12].

Questi passi sono stati sempre apprezzati dal Pontefice, che più di una volta ha incontrato il Presidente russo. Il Segretario per i rapporti con gli stati Mons. Gallagher ha sottolineato che “la Federazione russa può giocare un ruolo nella stabilizzazione del Mediterraneo, come l’ha giocato nel raggiungimento del recente accordo sul nucleare con l’Iran”[13]. E’ chiaro che la Chiesa ortodossa è una chiesa autonoma e non sottoposta al potere laico. Non va tuttavia sottaciuto che negli ultimi 20 anni sono state istituite diverse forme di cooperazione. La chiesa promuove la cultura, la pace, l’istruzione e tanti altri programmi sociali importanti per il governo. Da parte loro, le autorità prestano aiuto amministrativo alla chiesa e sostegno a livello internazionale.

Se in passato i due mondi spirituali nel mediterraneo cercarono di contrapporre i propri interessi e vincere la battaglia per l’influenza nella regione, il secolo XXI invita, anzi ordina di procedere insieme per rispondere adeguatamente alle sfide di oggi. Entrambe le chiese hanno le loro parrocchie nel mediterraneo, entrambe soffrono i problemi della secolarizzazione, le difficili relazioni con le altre comunità cristiane (di altri rami separati), entrambe hanno la possibilità di portare avanti l’idea di pace e di realizzarle con sincerità di intenti(perché è uno dei compiti principali di ogni chiesa, a differenza dei governi che realizzano spesso solo i propri interessi finanziari e politici). Pertanto una effettiva collaborazione tra la Chiesa ortodossa e la Santa Sede, basata sullo scambio delle esperienze ed elaborazione dei nuovi programmi comuni, può essere un vero strumento efficace per influenzare positivamente l'intera area del Mediterraneo, aiutare alla soluzione dei molti problemi già esistenti e prevenire quelli futuri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note e bibliografia

 

1.            Chenkin, S. (2014) Kulturno-istoričeskoe svoeobrazie Sredizemnomorskogo regiona / Sredizemnomorskie strany Evropy: tendencii političeskogo i social’no ekonomičeskogo razvitija. Aktual’nye problemy Evropy. Mosca, UNION RAN.

 

2.            Consiglio interreligioso russo. Sito ufficiale: http://interreligious.ru/mezhreligioznyy-sovet-rossii/svedeniya-o-sovete/

 

3.            Consiglio permanente. Un migrante in ogni parrocchia, ecco come fare. 13 ottobre 2015. L’Avvenire.

 

4.            Dejničenko, P. (2008) Epocha Rjurikovičej. Ot drevnich knjazej do Ivana Groznogo. Mosca, OLMA Media Group – 192 pag.

 

5.            Dialogo interreligioso in Russia ed altri paesi di CSI. Sito ufficiale: http://interreligious.ru/mezhreligioznyy-sovet-rossii/svedeniya-o-sovete/

 

6.            Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia. 12 febbraio 2016.

 

7.            Dichiarazione congiunta di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia e del Santo Padre Francesco. 16 aprile 2016.

 

8.            Intervento del Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca Mitropolita di Volokolamsk Ilarion alla Conferenza internazionale scientifica, La religione contro il terrorismo“ (Mosca, il 6 ottobre 2016). Dal sito ufficiale del Patriarcato di Mosca: https://mospat.ru/ru/2016/10/06/news136732/

 

9.            Malgeri, G. (2015) Colonialismo e la Chiesa in Italia. Roma, Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia. Volume II - Dopo l'Unità Nazionale. (http://www.storiadellachiesa.it/glossary/colonialismo-e-la-chiesa-in-italia/)

 

10.         Papa Francesco. Il Papa: il Mar Mediterraneo è un cimitero. 17 settembre 2016. L’Avvenire.

 

11.         Rame, S. Papa Francesco: "Ingiusto identificare l'islam con il terrorismo e la violenza”. Il Giornale, 01.08.2016.

 

12.         Tarle, E. (1941-1944) Krimskaja vojna. 2 volumi. Mosca, Voennaja literatura.

 

13.         Tornelli, A. Galeazzi, G. Gallagher: la Russia può aiutare a stabilizzare il Mediterraneo. La Stampa, Vatican Insider. 04.08.2015.

 

14.         Učebnik RPC naučit migrantov russkomu jazyku i istorii. Russkij Mir, 03.07.2013 (http://www.russkiymir.ru/news/51116/).

 

 



 

 

[1] Dejničenko, P. (2008) Epocha Rjurikovičej.Otdrevnichknjazej do IvanaGroznogo. Mosca, OLMA Media Group – 192 pag.

 

[2] Malgeri, G. (2015) Colonialismo e la Chiesa in Italia. Roma, Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia. Volume II - Dopo l'Unità Nazionale. (http://www.storiadellachiesa.it/glossary/colonialismo-e-la-chiesa-in-italia/)

 

[3] Chenkin, S. (2014) Kulturno-istoričeskoe svoeobrazie Sredizemnomorskogo regiona / Sredizemnomorskie strany Evropy: tendencii političeskogo i socialno ekonomičeskogo razvitija. Aktual’nye problemy Evropy. Mosca, UNION RAN.

 

[4] Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia. 12 febraio 2016.

 

[5] Papa Francesco. Il Papa: il Mar Mediterraneo è un cimitero. 17 settembre 2016. L’Avvenire.

 

[6] Consiglio permanente. Un migrante in ogni parrocchia, ecco come fare. 13 ottobre 2015. L’Avvenire.

 

[7] Dichiarazione congiunta di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia e del Santo Padre Francesco. 16 aprile 2016.

 

[8] Učebnik RPC naučit migrantov russkomu jazyku i istorii. Russkij Mir, 03.07.2013 (http://www.russkiymir.ru/news/51116/).

 

[9] Intervento del Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca Metropolita di Volokolamsk Ilarion alla Conferenza internazionale scientifica „La religione contro il terrorismo“ (Mosca, il 6 ottobre 2016). Dal sito ufficiale del Patriarcato di Mosca: https://mospat.ru/ru/2016/10/06/news136732/

 

[10] Rame, S. Papa Francesco: "Ingiusto identificare l'islam con il terrorismo e la violenza”. Il Giornale, 01.08.2016.

 

[11] Dialogo interreligioso in Russia ed altri paesi di CSI. Sito ufficiale: http://interreligious.ru/mezhreligioznyy-sovet-rossii/svedeniya-o-sovete/

 

 [12]Consiglio interreligioso russo. Sito ufficiale: http://interreligious.ru/mezhreligioznyy-sovet-rossii/svedeniya-o-sovete/

 

[13] Tornelli, A. Galeazzi, G. Gallagher: la Russia può aiutare a stabilizzare il Mediterraneo. La Stampa, Vatican Insider. 04.08.2015.