D-&-Innovazione-2018

 

 

ISPROM

ISTITUTO DI STUDI E PROGRAMMI PER IL MEDITERRANEO

 

Mediterraneo, Russia, Sardegna

Da antonio Gramsci a luigi Polano

Sassari, 1 - 2  dicembre  2017

 

 

Priorità delle politiche sociali

della Chiesa Ortodossa Russa e della Chiesa Cattolica

(analisi comparativa)

 

VERONICA YAZKOVA

Istituto di Studi sull'Europa

Dell’Accademia Russa delle Scienze

 

 

 

Non pretendo certo di dare, con questa breve comunicazione, un quadro completo delle dottrine sociali della Chiesa Ortodossa Russa e della Chiesa Cattolica con rispettive politiche che ne derivano, ma spero di tracciarne alcuni aspetti.

L'unicità di ogni persona umana, la libertà come dono di Dio, il valore della famiglia, la moralità pubblica, la fede, - sono questi i concetti che stanno alla base della visione cristiana del mondo. I paesi europei, in particolare Italia e Russia, cercano di usare la Chiesa, carica di valori spirituali e culturali, come fattore di «potere morbido», strumento di influenza nel mondo globale. In un'epoca di migrazioni transnazionali lo Stato fa appello al religioso per combattere l'estremismo, superare la disgregazione spirituale e politica della società europea, conservare l’identità nazionale, educare «nella e alla» tolleranza. Oggi sia in Europa che in Russia l'attività degli istituti religiosi si colloca nel contesto del paternalismo; la gente si rivolge alla Chiesa per cercare protezione, giustizia e servizio sociale, basato sui principi della morale cristiana. La dottrina sociale della Chiesa cattolica, - ebbe a dire Papa Benedetto XVI nell’enciclica «Deus Caritas Est», - «vuole contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto per far sì che ciò che è giusto possa, qui ed ora, essere riconosciuto e poi anche realizzato... [La Chiesa] deve entrare in questa lotta [per la giustizia] per la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia... non può affermarsi e prosperare».

La dottrina sociale cattolica ha come base il principio di solidarietà che definisce il rapporto fra l’individuo e la società (senza amettere l’estremo individualismo e l’estremo collettivismo); il principio del Bene Comune; il principio di sussidiarietà, il principio della partecipazione alla vita pubblica ecc. I Papi del dopoguerra e soprattutto del post Concilio Vaticano II hanno sottolineato che la Chiesa non si identifica con nessun sistema politico e avvia il dialogo con tutti, compresi i non credenti. Nelle encicliche «Mater et Magistra», «Pacem in Terris», «Gaudium et Spes» «Dignitatis Humanae», «Populorum Progressio», «Evangelii Nuntiandi» ecc. troviamo nuovi elementi della dottrina sociale della Chiesa cattolica, strettamente connessa al compito fondamentale della Chiesa, ossia l’evangelizzazione.

La Chiesa presta particolare attenzione all’ineguaglianza dello sviluppo economico dei vari paesi e all’ingiusta ripartizione dei beni della Terra, analizza alcuni problemi concettuali, con particolare riguardo alla dignità della persona umana. Il cardinale Joseph Höffner, autore del celebre Compendio della Dottrina sociale della Chiesa pubblicato nel 1962, si sofferma prima di tutto sulla natura sociale dell’uomo, sui problemi della giustizia, della famiglia, del lavoro e dell’economia. Solo dopo passa ai rapporti fra Stato e Chiesa e alla dettagliata analisi dell’origine e dell’essenza del potere statale.

Né «I Fondamenti della concezione sociale della Chiesa Ortodossa Russa», al contrario, il capitolo sulle relazioni fra Chiesa e Stato occupa uno dei primi posti. Sembra che ci sarà una spiegazione.

Dalla seconda metà degli anni 1980 in Russia si registra un vero e proprio risveglio religioso, la Chiesa sta cercando di avere impatto sulla coscienza nazionale del popolo russo. Dal 1990 esprime apertamente la sua idea sul modello ideale socio-politico, partecipa alla composizione pacifica dei conflitti interetnici ed interreligiosi, interviene sui problemi di attualità. I rappresentanti del clero prendono parte alle discussioni pubbliche in TV e in Internet.

«Il servizio cristiano e la testimonianza devono trovar posto in tutte le sfere della vita pubblica; la fede, per essere completa e salvifica, dovrà avere anche una dimensione sociale», afferma il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill i cui discorsi riguardano in gran parte le tematiche sociali. Prendendo come punto di riferimento il problema ecclesiologico del rapporto fra Chiesa e Società, il Patriarca si è posto l’obiettivo di definire i principi sociali della Chiesa Ortodossa, esposti nell’apposito Compendio.

«I fondamenti della concezione sociale della Chiesa Ortodossa Russa» è un documento di eccezionale importanza che non ha avuto precedenti nella storia russa. Adottato il 16 agosto 2000 a Mosca nella cattedrale di Cristo Redentore dal Concilio Giubilare dei vescovi, il documento espone fra l’altro l’insegnamento della Chiesa Ortodossa Russa e la posizione ufficiale del Patriarcato di Mosca sui rapporti fra Chiesa e Stato, Chiesa e Società.

Il documento è composto da 16 sezioni tematiche fra cui: Chiesa e Nazione; Chiesa e Stato; Chiesa e politica; guerra e pace; il rapporto fra l’etica cristiana e il diritto laico; criminalità, punizione e correzione; moralità personale, familiare e morale pubblica; salute della persona e del popolo; il lavoro; la proprietà; la bioetica; la Chiesa e i problemi ecologici; la scienza, la cultura e l'istruzione; la Chiesa e i media; le relazioni internazionali; la globalizzazione e la secolarizzazione nel mondo contemporaneo.

I ricercatori russi, in particolare K. Kostyuk, evidenziano i seguenti punti del programma sociale del patriarca Kirill: 1. La separazione fra Stato e Chiesa che aprirebbe alla Chiesa i canali di diretto impatto sulla società; 2. L’economia socialmente orientata; 3. Il Diritto e la Morale; 4. La giustizia sociale; 5. Il bene pubblico come l'obiettivo della vita politica; 6. La salvaguardia della pace; 7. La democrazia; 8. Il pluralismo culturale e religioso; 9. La rinascita della nazione e dello stato; 10. Il superamento della crisi spirituale, economica, politica, culturale ed ecologica sia in Russia che nel mondo; 11. Il dialogo interreligioso.

Un posto di rilievo nella dottrina sociale della Chiesa Ortodossa Russa spetta alla collaborazione «sinfonica» fra Chiesa e Stato che viene contrapposta al concetto cattolico delle «due spade» o quello protestante di «cujus est regio, illius est una religio». Come punto di riferimento «I fondamenti» indicano gli atti del Concilio di Mosca del 1917-1918. Stando al documento, la collaborazione fra Chiesa e Stato nell'attuale periodo storico si svolgerebbe in seguenti direzioni: la pacificazione a livello internazionale, interetnico e civile; la sollecitudine per la difesa della moralità nella società; l'educazione e la formazione spirituale, culturale, morale e patriottica; le opere di misericordia e di beneficenza, lo sviluppo di programmi sociali comuni; la tutela, la ricostituzione e lo sviluppo del patrimonio storico e culturale, il dialogo con gli organi del potere statale di qualsiasi settore e livello su questioni importanti per la Chiesa e per la società, fra cui l'elaborazione di idonee leggi, di atti giuridici, di disposizioni e deliberazioni; la cura dei militari e delle forze dell'ordine e la loro formazione spirituale e morale; attività per la prevenzione dei reati e la cura di coloro che si trovano nei luoghi di detenzione; la scienza e la ricerca; la sanità pubblica; la cultura e l'attività artistica; l'attività dei mass media ecclesiastici e laici; l'attività per la conservazione dell'ambiente; l'attività economica a vantaggio della Chiesa, dello Stato e della Società; il sostegno all'istituto della famiglia, alla maternità e all'infanzia; l'opposizione all’opera di strutture pseudoreligiose che rappresentano un pericolo per l'individuo e la società.

Oltre ai rapporti fra Chiesa e Stato, il Compendio della dottrina sociale ortodossa presta attenzione anche ai problemi di bioetica, medicina, clonazione umana, trapianto di organi, al progresso scientifico e tecnologico.

 

Conclusione

La Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica si dichiarano pronti a collaborare con lo Stato nella lotta al terrorismo, partecipando al dialogo interreligioso e interconfessionale, propongono i propri scenari per risolvere la questione migratoria e demografica, per costruire lo «stato sociale». Entrambe le Chiese hanno espresso profonda preoccupazione per i processi di globalizzazione e secolarismo, si sono pronunciati contro l’ingiusta distribuzione dei beni della Terra, contro i doppi standard nel diritto internazionale, l’arricchimento dei ricchi e l’impoverimento di interi popoli.

Stando alla dottrina sociale ortodossa e cattolica, la Chiesa può e deve dare i giudizi morali sui vari aspetti della vita pubblica. Tuttavia, a differenza della Chiesa Cattolica che definisce i principi dei suoi rapporti con lo Stato, «I fondamenti» indicano un preciso elenco di interazione con esso. Entrambe le Chiese rifiutano allo stato il diritto di interferire nella vita interna della Chiesa. Per la Chiesa Ortodossa, considerando il suo sviluppo storico in epoca sinodale e negli anni del potere sovietico, si tratta senza dubbio di una posizione di principio di enorme importanza. Ne «I fondamenti», ritiene lo storico della religione russo B.V. Vovcenko, lo Stato, necessario per arginare il male, appare però come «qualcosa di casuale e secondario» che «non possiede un valore incondizionato». Per la prima volta nella storia della Chiesa Ortodossa Russa è stato definito un nuovo tipo di rapporti fra Stato e Chiesa. Se prima il principale partner della Chiesa era lo Stato che impersonava la società, ora invece lo è diventata la società stessa, mentre lo Stato è considerato come un suo rappresentante, importante ma non l’unico. Non va escluso che in futuro il principio della sinfonia dei due poteri subirà ulteriori cambiamenti sui principi della «solidarietà critica» cui ha fatto appello la Chiesa Ortodossa Russa.

Tuttavia nella società secolarizzata il rapporto fra Stato e Chiesa, sembra, non presenti un quadro idilliaco. La Chiesa, essendo ancora per molti versi estranea al mondo, si scontra spesso con la spiritualità secolarista a livello statale. In Russia, ritiene A. Rogosianskiy, lo Stato e la Chiesa si guardano «con reciproco sospetto». Come afferma il noto sociologo russo S. Lebedev, l’imitazione del partenariato favorisce lo «pseudo-clericalismo» - sistema che concede alla Chiesa una posizione privilegiata e chiede in cambio la lealtà alle autorità civili. In fondo è una posizione «timida», priva del potere reale.

Tuttavia sia in Russia che in Europa la vera riconciliazione della Chiesa con la Società, per molti aspetti, resta ancora un sogno e quindi rappresenta un obbiettivo da raggiungere. Ciò non impedisce alle due Chiese, convinte che il servizio cristiano deve penetrare in tutti i settori della vita, di organizzare progetti sociali e di svolgere, nella misura delle proprie forze, opere di misericordia e beneficienza. Nel senso più ampio la politica sociale delle Chiese abbraccia tutte le sfere della vita pubblica (l’educazione e l’istruzione dei giovani, il matrimonio e la famiglia, il mondo del lavoro, la cultura ecc.) per dare all’uomo un appoggio spirituale e sociale, aiutarlo a trovare il suo posto nel mondo globale. In tal modo, avendo molti punti di convergenza, la Chiesa Cattolica, sembra, mette in centro della sua politica sociale la Persona, mentre la Chiesa Ortodossa russa cerca di stabilire il dialogo con la Società.