Memorie-2018

 

 

Giovannelli-Flaminia - CopiaFlaminia Giovannelli

Sotto-Segretario

Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Stato della Città del Vaticano

Roma

 

DISCORSO *

 

 

 – Abstract

 

The Catholic Church decade long commitment to tackling the international debt of the poor countries phenomenon, will be pursued also by the new Dicastery for Promoting Integral Human Development in which the Pontifical Council for Justice and Peace has been merged, together with three other organizations of the Holy See, in January 2017.

As is well known, the question of the international debt is a technical and moral question with concrete and direct consequences for the poor. Pope Francis reminded us in his Message to the Populorum Progressio Foundation in the 25th anniversary of its creation with regard to Latin America and by the Representative of the Holy See to the UN with regard to Africa (2nd Committee, 72nd Session of the General Assembly).

The initiative consistently pursued by the Unità di Ricerca Giorgio La Pira, by the Centro Studi Giuridici Latinoamericani di Tor Vergata and by the Centro di Ricerca Renato Baccari of the University of Bari so that the United Nations General Assembly formulate the request of compliance with the general principles of law and human rights of the rules applicable to the international debt and to public and private debt is therefore always welcome. Due to the high complexity reached by this phenomenon, which affects by now also the developed countries, and for the relevance of a necessary recall to the general principles of the law remembered by the S. Agata dei Goti Charter.

 

L'impegno pluridecennale della Chiesa Cattolica nel contrasto al fenomeno del debito internazionale dei paesi poveri sarà portato avanti anche dal nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel quale è confluito, dal gennaio del 2017, insieme ad altri tre organismi della Santa Sede, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della a Pace.

Il problema del debito internazionale, come è noto, è problema tecnico e morale con ricadute concrete ed immediate sui più poveri. Lo è stato ricordato anche da Papa Francesco nel Messaggio inviato alla Fondazione Populorum Progressio nel 25° anniversario della sua creazione per quanto concerne l’America Latina (20 novembre 2017) e, per quanto riguarda l'Africa, dal Rappresentante della Santa Sede all'ONU (2° Comitato, 72.ma Sessione, 6 ottobre 2017).

È, dunque, sempre benvenuta l'iniziativa portata avanti con costanza dall’Unità di Ricerca Giorgio La Pira, dal Centro Studi giuridici latinoamericani di Tor Vergata e dal Centro di Ricerca Renato Baccari dell'Università di Bari affinché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite formuli la richiesta di parere alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja in merito alla conformità ai principi generali del diritto e ai diritti dell'uomo delle regole applicabili al debito internazionale e al debito pubblico e privato. È questo per l'alto grado di complessità raggiunto dal fenomeno, che tocca oramai anche i Paesi sviluppati, e per l’importanza di un doveroso richiamo ai principi generali del diritto rammentati dalla Carta di S. Agata dei Goti.

 

 

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Ringrazio di cuore il Prof. Catalano e il Prof. Coppola per avermi invitato a partecipare con un breve intervento al Seminario dell’Unità di Ricerca Giorgio La Pira dedicato al debito e alle disuguaglianze.

Già l’anno scorso, in occasione del X° Seminario sulla Tradizione Repubblicana Romana avevo sottolineato il tradizionale interesse della Chiesa per l’annosa e grave questione del debito internazionale dei paesi poveri e avevo sottolineato l’impegno pluridecennale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per contrastare il fenomeno. Un contrasto portato avanti, naturalmente, con i mezzi e le capacità che sono propri di un’istituzione della Curia Romana. Quest’anno vorrei, allora, ribadire l’interesse del nuovo organismo, creato da Papa Francesco nell’ambito della riforma della Curia e nel quale il Pontificio Consiglio è confluito insieme ad altri tre Pontifici Consigli (Cor Unum, per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti e per la Pastorale della Salute). Questo nuovo organismo, appunto, denominato Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha raccolto, per così dire, “trasversalmente” le competenze di tutti i precedenti Uffici ed è chiamato a rendere un servizio che tenga conto non solo di tutte le componenti dello sviluppo umano integrale, economica, sociale, spirituale, che, secondo l’espressione della Populorum Progressio, deve investire “tutto l’uomo e tutti gli uomini”, ma è chiamato anche ad esprimere la sollecitudine del Papa per l’umanità sofferente, tra cui i bisognosi, i malati e gli esclusi, i migranti, gli emarginati, e tutte le persone la cui “dignità è a rischio” (cfr. Statuto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, 17 agosto 2016). Il dovere di esprimere questa sollecitudine, insieme a quello del servizio per migliorare le condizioni umane dei poveri, potranno essere meglio adempiuti se saremo capaci di ascoltare i poveri e lavorare insieme a loro per il loro e il nostro comune sviluppo integrale umano. E’ una possibilità che ci viene provvidenzialmente offerta con il mettere insieme competenze che rientrano sia nel campo della dottrina sociale della Chiesa, che è un ramo della teologia morale, che in quello della pastorale della Chiesa. Credo che anche il nostro impegno - che è da rinnovare in seno al Dicastero - nella ricerca della soluzione alla questione debitoria potrà trarre beneficio da questo incontro della praxis con la doxa.

Il fatto è che il problema del debito internazionale, che è un tema tecnico, macroeconomico per la cui soluzione si sono studiate iniziative estremamente complesse, ha come è risaputo, ricadute immediate sui più poveri dovute alle “condizionalità” di varia natura studiate di volta in volta per accompagnare le iniziative che dovrebbero darvi soluzione. Lo ricordava appena tre giorni fa Papa Francesco nel messaggio inviato alla Fondazione Populorum Progressio nel XXV° anniversario della sua fondazione: «La situazione dell’America Latina – scriveva - richiede tuttavia un impegno più solido, al fine di migliorare le condizioni di vita di tutti, senza escludere nessuno, lottando parimenti contro le ingiustizie e la corruzione, per riuscire ad ottenere il migliore risultato dagli sforzi compiuti. Di fatto, nonostante le potenzialità dei paesi latinoamericani — abitati da popoli solidali con gli altri e che dispongono di una grande ricchezza dal punto di vista della storia e della cultura, come pure di risorse naturali —, l’attuale crisi economica e sociale, aggravata dal flagello del debito estero che paralizza lo sviluppo, ha colpito la popolazione e ha incrementato la povertà, la disoccupazione e la disuguaglianza sociale, e al tempo stesso ha contribuito allo sfruttamento e all’abuso della nostra casa comune, a un livello che mai avremmo immaginato prima» (Papa Francesco, Messaggio alla Fondazione Populorum Progressio, 20 novembre 2017). E se la situazione non è migliore in Africa, dove in questi ultimi dieci anni si sono perse molte delle posizioni positive guadagnate nei primi anni del secolo, la “prospettiva generale” (the overall outlook) della sostenibilità del debito estero dei paesi in via di sviluppo è peggiorata, come ricordava il Rappresentante della Santa Sede alle Nazioni Unite parlando davanti al Secondo Comitato nel corso della 72.a sessione dell’Assemblea Generale, 6 ottobre scorso.

E’ dunque benvenuto l’impegno costante del gruppo di studiosi che fa capo all’Unità di Ricerca Giorgio La Pira, al centro di Studi giuridici latinoamericani di Tor Vergata e al Centro di Ricerca Renato Baccari del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari affinché l’Assemblea generale delle Nazioni Unite giunga a formulare la richiesta di parere alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja in merito alla conformità ai principi generali del diritto e ai diritti dell’uomo e dei popoli delle regole applicabili al debito internazionale, nonché al debito pubblico e privato. Questo essenzialmente per due motivi.

Il primo è l’opportuno richiamo dell’attenzione su questo problema tuttora irrisolto e che si è fatto negli anni ancora più complesso con la comparsa sulla scena dei fondi avvoltoio in grado di "paralizzare la riduzione del debito per i paesi fortemente indebitati", come asseriva nel 2014 l’Esperto delle Nazioni Unite sul debito estero e i diritti umani. Inoltre, se non si può non rilevare come la questione debitoria costituisca oggi un enorme fardello anche per i paesi sviluppati, con conseguenze molto dolorose per le loro popolazioni – un esempio per tutti, quello della Grecia -, la comunità internazionale non sembra coglierne l’accresciuta gravità per i paesi poveri. E questo se si considera che nell’ultima conferenza dell’Onu sul Finanziamento allo Sviluppo svoltasi ad Addis Ababa nel 2015 non è stata presa nessuna iniziativa concreta per la riduzione del debito e l’accordo ha riguardato solo un riferimento vago ai principi relativi alla ristrutturazione del debito sovrano.

Il secondo motivo è il doveroso richiamo ai principi generali del diritto compresi nei 14 principi della Carta di Sant’Agata dei Goti. Già il documento pubblicato nel 1986 dall’allora Pontificia Commissione “Iustitia et Pax” sulla questione del debito affermava che bisognava affrontare l’urgenza, con la quale la questione si presentava a quell’epoca, rispettando, fra l’altro, il debitore insolvente e non sottoponendolo al peso di esigenze immediate che sarebbero insopportabili: “anche se legali, queste esigenze possono divenire abusive” (Al servizio della comunità umana: un approccio etico al debito internazionale, 27 dicembre 1986, 13). E, infine, più di recente, la Nota della Santa Sede riguardo all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, inseriva fra i principi generali quello di “rispettare il principio della giustizia”. La giustizia, aggiunge la Nota «esige passi concreti e misure immediate per preservare e migliorare l’ambiente naturale e vincere il più presto possibile il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze» (Dicastery for Promoting Integral Human Development, Note of the Holy See Regarding the 2030 Agenda for Sustainable Development, LEV, 2017, 11).

 

 

 

[Un evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi presentati. Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione “Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dai promotori del Seminario “Contro l’usurocrazia ”, dal curatore della pubblicazione e dalla direzione di Diritto @ Storia]

 

* Discorso pronunciato nel Seminario di studi "CONTRO L’USUROCRAZIA. DEBITO E DISUGUAGLIANZE", organizzato dall’Unità di ricerca “Giorgio La Pira” del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Sapienza Università di Roma, diretta dal professore Pierangelo Catalano, e dal CEISAL - Consejo Europeo de Investigaciones Sociales de América Latina, Grupo de Trabajo de Jurisprudencia, svoltosi presso la Biblioteca Centrale del CNR il 15 dicembre 2017, in occasione del XX Anniversario della “Carta di Sant’Agata de’ Goti – Dichiarazione su usura e debito internazionale”.