N. 3 – Maggio 2004 – Cronache

 

 

DOTTORATO DI RICERCA IN

FONDAMENTI DEL DIRITTO EUROPEO E METODOLOGIA COMPARATISTICA

giornata di studi ad Alessandria

(palazzo Borsalino, 22 marzo 2004)

 

 

Lunedì 22 marzo 2004 la Facoltà di Giurisprudenza ed il Dipartimento di Scienze Giuridiche ed Economiche di Alessandria hanno ospitato due importanti eventi culturali nell’ambito del programma di appuntamenti legati al dottorato di ricerca in "Fondamenti del diritto europeo e metodo comparativo" (Sede amministrativa: Università di Palermo).

 

 

La codificazione del diritto cinese

 

Nel corso della mattinata, nella cornice della sala lauree di Palazzo Borsalino, il Professor Lihong Zhang, dell’Università di Shangai (Cina), introdotto dal Prof. Michele Graziadei, direttore del DSGE di Alessandria, ha tenuto una lezione dedicata alla codificazione del diritto dinese. Il Prof. Zhang, un dottorato di ricerca in diritto romano conseguito in Italia sotto la guida di Mario Talamanca e un’eccellente padronanza della nostra lingua, ha ben delineato il processo storico di modernizzazione del diritto civile nella più popolosa nazione mondiale, cui un’improvvisa accelerazione venne impressa durante gli ultimi anni del Celeste Impero, all’inizio del XX secolo, dall’intensificarsi dei traffici con l’Occidente.

Negli anni Venti del ’900 vide la luce un codice civile di ispirazione tedesca cui il Prof. Zhang attribuisce notevoli qualità di carattere sistematico e di precisione linguistica, nondimeno la rivoluzione del ’49, con l’ascesa al potere sul continente del partito comunista di Mao Zedong, ne confinò l’ambito di vigenza alla sola Taiwan (Formosa).

Il nuovo assetto costituzionale determinò una inevitabile modifica sul piano giuridico ed una codificazione civilistica rinnovata nelle fonti d’ispirazione e nel linguaggio, passando dalla precisione tecnica di retaggio pandettistico alle suggestioni lessicali e sintattiche del gergo politico rivoluzionario, apparentemente più evocative, ma assai meno efficaci sul piano della concreta applicazione del diritto. A queste intuibili ripercussioni pratiche si è aggiunto il ruolo di fonte del diritto rivestito dal comitato centrale del partito comunista cinese, una fonte subordinata, certamente, ma alle cui circolari è necessario fare riferimento nel caso di lacune nell’ordinamento.

A partire dalla fine degli anni ’80, le conseguenze della politica di apertura al sistema economico occidentale guidata da Deng Xiaoping hanno determinato la necessità per lo Stato di disciplinare con nuove leggi di settore i grandi ambiti di applicazione del diritto (ad es. quello contrattuale), introducendo nell’ordinamento l’equivalente dei grandi «Bills» della tradizione anglosassone, il cui carattere di “minicodificazioni” per area è stato certamente posto in risalto dalla presenza di ampie parti generali e dai commenti che agli stessi è stato dedicato dalla Suprema Corte di Cassazione, la quale esercita in Cina la peculiare prerogativa di potere dar vita ad articolati commenti organici aventi per oggetto interi testi normativi, la cui influenza sull’intera giurisprudenza del paese è estremamente significativa, com’è facilmente intuibile.

Il Prof. Zhang ha concluso presentando le posizioni che attualmente movimentano il dibattito giuridico cinese, nel quale si confrontano le spinte per una rinnovata, organica codificazione del diritto civile e le riflessioni di chi sostanzialmente sostiene l’opportunità di una consolidazione in un unico corpus delle norme emanate negli ultimi tre lustri con riferimento ai diversi ambiti del diritto. Il tutto in un paese grande quanto l’Europa, nel quale le consuetudini locali continuano a pesare in modo estremamente pregnante – in funzione delle caratteristiche della società, specie nelle aree rurali – sebbene esse rappresentino formalmente il gradino più basso nella gerarchia delle fonti.

 

 

la figura di Rudolf von Jhering

 

Nel pomeriggio, presidente il Prof. Paolo Garbarino, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Piemonte Orientale «A. Avogadro», i professori Okko Behrends (Università di Göttingen), Michele Graziadei (Università del Piemonte Orientale «A. Avogadro») e Mario G. Losano (Università di Milano) hanno dato vita ad un incontro dedicato alla figura di Rudolf von Jhering.

Il Prof. Behrends ha esposto una ricca relazione dedicata all’indagine del ruolo di R. von Jhering come mediatore fra diritto romano e diritto attuale. Il successore di F. Wieacker alla cattedra di Diritto Romano dell’Università di Göttingen ha saputo efficacemente tratteggiare i rapporti di discendenza dell’elaborazione jheringiana dalla scuola storica, segnatamente dalla visione della storia che Savigny costruì servendosi delle riflessioni di Montesquieu, seppure attraverso il filtro, particolarmente influente, dell’opera di Puchta. Quest’ultimo, allievo di Savigny, al tempo stesso sovvertì il rapporto fra ‘concetti’ e ‘storia’ nella scienza giuridica, delineati dall’autore del «Beruf».

Con un linguaggio arricchito da efficaci metafore, eppure di alto livello tecnico, il Prof. Behrends ha saputo tratteggiare a beneficio di un numeroso e variamente composto uditorio, le diverse fasi della produzione scientifica jheringiana, i diversi periodi in cui la stessa può essere divisa seguendo l’evoluzione del pensiero: dal periodo giovanile particolarmente influenzato dalla sistematica puchtiana, alla fase successiva «alla conversione sulla via di Damasco» del 1861, illuminata dal riscoperto valore dell’«Interess» anche a scapito del «Begriff». Molto efficacemente sono altresì stati posti in luce i rischi insiti a questa rinnovata impostazione jheringiana ed i rapporti fra la stessa e la teoria del diritto nazionalsocialista: ciò che era buono nelle mani di Jhering poté e può rivelarsi terribile nelle mani di chi guidi un regime totalitario e pretenda conseguentemente di incarnare gli interessi del popolo. Infine, non poteva mancare una breve, ma intensa parentesi dedicata al celeberrimo interrogativo al centro di una prolusione viennese di Rudolf von Jhering («Ist die Jurisprudenz eine Wissenschaft?») impreziosita da suggestivi parallelismi instaurati con l’epistemologia popperiana, da un lato, e l’icastica affermazione pomponiana secondo cui non può esistere ius senza una giurisprudenza che lo renda giorno dopo giorno migliore («per quem possit cottidie in melius produci » Pomp. l.s. ench. D. 1.2.2.13).

Il testo integrale della relazione del Prof. Behrends, corredato di note, sarà a breve oggetto di pubblicazione da parte della «Rivista di Diritto Romano» (III, 2003), innanzitutto all’interno del sito internet www.ledonline.it/rivistadirittoromano e poi nella versione cartacea.

Il breve intervento del Prof. Graziadei è stato volto ad illustrare alla platea l’attualità della produzione di Jhering prendendo le mosse da un aspetto meno noto di questa. In modo particolare, il Relatore ha saputo attrarre l’attenzione dell’uditorio su di un aspetto talora sottovalutato, ma estremamente significativo nella moderna dottrina civilistica: l’elaborazione jheringiana in tema di diritti soggettivi. Lo spunto per queste interessanti osservazioni è stato offerto da uno scritto dell’autore tedesco in tema di immissioni, fondamentale per tutta la dottrina successiva. In esso Jhering sovvertì il canone interpretativo tradizionale in tema di immissioni basato sul concetto di uso normale del fondo. Egli vide in questo il retaggio di un’epoca in cui l’attività rurale dominante permetteva di fruire di un simile paradigma, reso repentinamente antiquato, se non addirittura inservibile, dall’esplosione della rivoluzione industriale.

A Mario G. Losano è stata affidata la relazione conclusiva dell’incontro ed egli ha dedicato la propria attenzione alla fortuna editoriale di Jhering e, in modo affatto peculiare, alla fortuna di un’opera tradotta in italiano – e in tutte le lingue d’Europa poco dopo la sua pubblicazione in Germania – nonché oggetto di molte edizioni nel nostro paese: «La lotta per il diritto» («Der Kampf ums Recht»).

In particolare il Prof. Losano ha posto in luce la singolare rilevanza di una edizione della traduzione Mariani (risalente al 1875): quella uscita a Bari per i tipi di G. Laterza nel 1935 con una prefazione di Benedetto Croce. Il Relatore ha efficacemente tratteggiato La scarsa «simpatia» di quest’ultimo per i giuristi e per il diritto in genere è stata spesso oggetto di indagini. In questa prospettiva l’influenza di Croce (perché fu quest’ultimo a determinare la scelta editoriale di Laterza) acquista un valore anche maggiore, illustrata e sintetizzata, mirabilmente, dalla necessità di promuovere una nuova valorizzazione del sentimento del diritto «oggi (scil. nel 1935) depresso». E se l’interesse di Croce per Jhering presenta già di per sé i segni di un «infarto della storia», la circostanza che del lavoro fu redatta una recensione a cura di Norberto Bobbio per la rivista torinese  «La Cultura» (XIV, 3, 1935, p. 51-52) – unico articolo pubblicato su questa rivista dall’allora giovane filosofo, immediatamente prima della chiusura della stessa da parte delle autorità fasciste – conferisce alla vicenda addirittura caratteri di unicità.

Un partecipato scambio di opinioni fra l’uditorio – formato da docenti, dottorandi e studenti – e i relatori ha consentito l’ulteriore approfondimento delle tematiche al centro dei diversi interventi: la migliore conclusione possibile per un’ottima occasione culturale che – questo l’augurio del Preside Prof. Garbarino – si spera acquisti carattere di periodicità e diventi un segno distintivo della giovane facoltà alessandrina.

 

 

Michele A. Fino

Università del Piemonte Orientale

mafino@unipmn.it