N. 3 – Maggio 2004 – Cronache

 

 

Convegno Internazionale di Studi

Roma e l'Oriente nel I secolo a.C.

(acculturazione o scontro culturale?)

(Verona, 19-21 febbraio 2004)

 

 

L’incontro, patrocinato dall’Università di Verona e dalla Alexander von Humboldt-Stiftung, ha riunito a Verona, nei giorni 19-21 febbraio 2004, molti studiosi per discutere questioni di I secolo a.C., partendo dal documento qui sotto riportato.

Hans-Joachim Gehrke (Freiburg i.B.) ha affrontato problemi metodologici relativi alla comprensione dell’acculturazione, ed ha toccato la questione specifica dei culti di Astarte ad Ascalona e di Hera a Hierapolis di Siria.

Attilio Mastrocinque (Verona) si è chiesto perché nel I secolo a.C. cessi il fenomeno delle stipi votive, che aveva caratterizzato la vita dei templi italici in età repubblicana. Sono dunque passate in rassegna i principali fenomeni innovativi in campo religioso e sociale e la ragione più importante è stata individuata nella fine del patto che aveva legato i cittadini fra loro e con i loro dei.

Riccardo Pozzo (Verona) ha affrontato il problema della datazione della pubblicazione del corpus aristotelico ed ha addotto nuovi argomenti in favore della datazione bassa, perché gli autori di età cesariana conoscono scarsamente le opere dello Stagirita.

Fabio Mora (Messina) ha fornito una rassegna degli spunti di carattere antropologico nell’opera di Posidonio.

Carmine Ampolo (Pisa) ha evidenziato un forte legame funzionale tra l’acquisizione del diritto latino e la parentela mitica con Enea e con i Troiani.

Giacomo Manganaro (Catania) ha proposto un’analisi del Senatoconsulto dei Lanuvini rinvenuto in Sicilia, e sul tema della parentela troiana in esso contenuto.

Victor Alonso Troncoso (La Coruña) ha analizzato gli aspetti morali della figura di Ottavia quali sono presentati nella tradizione letteraria.

Simonetta Ponchia (Verona) ha passato in rassegna alcune importanti idee religiose presenti nei sistemi dei Caldei.

Giulia Sfameni Gasparro (Messina) ha posto l’accento sulla contrapposizione proposta da Filone Alessandrino fra la teologia cosmica ellenistica propugnata dai Caldei e la teologia monoteistica giudaica.

Maria Cesa (Urbino) presenterà agli atti un lavoro su Giulio Cesare e l'Oriente.

Christian Mann (Freiburg i.B.) ha proposto una sintesi sulla religiosità che caratterizza la figura di Silla, e specialmente i sui rapporti con i culti orientali.

Peter Mittag (Freiburg i.B.) ha indagato la nuova posizione giuridica e culturale assunta da Antiochia in seguito alla conquista romana della Siria.

Umberto Roberto (Jena) ha trattato la presenta di Italici in Asia Minore ponendo l’attenzione sui matrimoni misti e sull’integrazione fra Greci e Romani.

Pietrina Pellegrini (Roma) ha affrontato la tradizione varroniana sul re Numa all’interno del suo sistema teologico, tipico dell’età cesariana.

Bernhard Zimmermann (Freiburg i.B.) ha studiato le forme in cui la poesia romana, e in particolare di Catullo, ha fatto proprie le tradizioni artistiche alessandrine.

Marco Dorati (Urbino) ha discusso la storia lidia di Nicolao di Damasco.

Martin Kreeb (Atene) ha presentato un’approfondita relazione sui culti egiziani ed orientali a Delo sulla base delle scoperte archeologiche.

Umberto Pappalardo (Napoli) ha presentato un’analisi su alcuni monumenti di Ercolano e Pompei che si integrano nel sistema di valori che caratterizzò l’epoca augustea.

Detlev Wannagat (Freiburg i.B.) ha offerto una sintesi delle nuove indagini archeologiche a Olba/Diokaisareia, in Cilicia, con particolare attenzione sul fenomeno della trasformazione di un tempio-stato di tipo anatolico in un centro di culto di tipo ellenistico-romano.

Ulrich Gotter (Münster) ha studiato le forme in cui si esercitò l’influsso romano nei confronti degli staterelli templari anatolici, evidenziando come i margini della loro indipendenza fossero stati ristretti e come la loro gestione fosse stata integrata nel sistema di potere dei leaders di Roma tardo-repubblicana.

Kai Trampedach (Konstanz) ha trattato le forme in cui si esercitò il potere romano in Oriente all’apoca di Pompeo, evidenziando come il conquistatore avesse privilegiato la forma della provincializzazione, pur lasciando alcune aree significative in mano all’amministrazione di dinasti locali filoromani.

Ha concluso i lavori del convegno la relazione di sintesi di Mario Mazza (Roma).

 

 

Attilio Mastrocinque

Università di Verona

 

 

 

DOCUMENTO INTRODUTTIVO

 

Nel I secolo a.C. si giunse all'unificazione politica attraverso la creazione dell'impero. L'aristocrazia policefala della repubblica fu sostituita da un'aristocrazia che rappresentava l'emanazione del potere imperiale. Nello stesso secolo il filosofo stoico Posidonio concepì la teoria della Cosmopolis, cioè di una polis che comprendeva tutta l'umanità, mentre, in campo politico, Pompeo, Cesare e Augusto diffondevano su tutta la terra abitata il modello della civitas. Pertanto molte civitates diventarono espressioni di un'unica civitas.

La conquista romana dell'Oriente portò culture e religioni diverse a contatto diretto fra loro. Ogni elemento del nuovo ordine aveva però la propria concezione della giustizia. Su questa base i Romani avevano ogni vantaggio in una forma di unificazione del sistema religioso, che avrebbe potuto trasformare la giustizia romana in giustizia universale. Ma il nuovo sistema non fu elaborato e diffuso da Roma, ma dall'Oriente. Le città sante e i circoli sapienziali dell'Oriente crearono nuovi concetti che abbracciavano le diverse culture e religioni come elementi di un ordine universale unitario: la pluralità fu ricomposta come unità. Le concezioni e le divinità delle singole culture furono intese come parti di un'unità, di un sistema. Questa concezione, che in età imperiale ottenne grande successo nelle sue espressioni filosofiche e teologiche, affondava le sue radici nella filosofia platonica, ma era influenzata anche dalla teologia iranica, mesopotamica ed egiziana.

Franz Cumont sostenne la tesi secondo cui le origini della teologia solare vanno ricercate nelle dottrine dei Caldei, i quali avevano posto il Sole al centro del sistema dei pianeti. Un importante contributo venne anche dalle dottrine astronomiche degli Stoici e dalla loro concezione di una divinità che pervade ogni cosa.

I tentativi di creare un nuovo ordine nel mondo divino dalle singole religioni dell'impero alla fine pervennero alla concezione di Giuliano l'Apostata, che nel suo trattato sul dio Sole propose un'identificazione delle singole divinità greco-romane con i loro corrispettivi siriani, egizi e fenici e dispose questi dei intorno al centro costituito da Helios.

Nel I secolo a.C. furono creati due significativi sistemi teologici che ponevano la luce e il dio della luce al centro di un sistema articolato che comprendeva tutti gli altri dei: la Gnosis e il Mithraismo. Questa via fu seguita poi anche dai teologi del Sol Invictus di Emesa, ma anche dai Caldei, che attribuirono ad Hekate il ruolo di mediatrice universale.

Queste dottrine che affondano le loro radici nella cultura del I secolo a.C. progredirono fianco a fianco con tendenze opposto. Le principali forze controcorrente furono il Giudaismo e poi il Cristianesimo. Si trattava di un'opposizione politica, militare, ideologica, ma prima di tutto religiosa. I modi in cui si espresse questa opposizione si articolavano dalla rivolta armata fino alla diffusione di testi apocalittici.