N. 3 – Maggio 2004 – Cronache

 

 

CONVEGNO DI STUDI

TUTELA DELLA PERSONA A CINQUANTA ANNI DALLA SCOPERTA DEL DNA

(Nuoro, 31 ottobre – 1° novembre 2003)

 

 

I giorni 31 ottobre e 1° novembre 2003, si è tenuto a Nuoro un convegno di studi interdisciplinare in materia di bioetica, dal titolo: «Tutela della persona a cinquanta anni dalla scoperta del DNA», organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche e dalla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Sassari, unitamente all'Ordine degli Avvocati e all'Ordine dei Medici di Nuoro.

Il convegno si è inserito in una più ampia collaborazione tra gli enti organizzatori, avente come scopo lo studio della bioetica, dal punto di vista dei giuristi e dei medici, e nell'ambito della quale era già stato organizzato un precedente convegno nel maggio del 2001, dal titolo: «Bioetica: tra scienza e diritto».

Il tema del convegno del 31 ottobre - 1° novembre 2003 ha avuto come oggetto specifico lo studio delle innovazioni tecniche conseguenti alla scoperta del DNA e dei relativi problemi etici e giuridici.

 

La prima giornata è stata presieduta dal Prof. Mario Segni, Ordinario di Diritto civile dell'Università di Sassari, il quale ha introdotto i lavori e ha esaminato lo stato della normativa sulle biotecnologie mediche nei diversi Paesi europei, nella prospettiva comune della tutela della persona.

Successivamente ha preso la parola il Prof. Lucio Luzzatto, Ordinario di Ematologia nell'Università di Genova, il quale ha esposto lo stato della ricerca in materia di terapia genica, descrivendo le possibilità attuali e future dell’intervento umano sulla struttura del DNA, e non nascondendo gli interrogativi di natura etica e morale che tali pratiche possono comportare.

Il Prof. Salvatore Patti, Ordinario di Istituzioni di diritto privato dell'Università di Roma «La Sapienza», ha approfondito i problemi concernenti il diritto di ciascuna persona di conoscere le proprie origini. Diritto che già era stato sottoposto ad approfondita analisi in tema di adozione, e che si è riproposto con anche maggior vigore, da un lato con l'affermarsi delle tecniche di procreazione artificiale eterologa, dall'altro lato con la possibilità tecnica - sino a non molto tempo fa sconosciuta - di pervenire ad accertamenti sulla discendenza biologica.

Il Prof. Seymour Garte, Professore di Sanità Pubblica dell'Università del New Jersey, ha trattato del programma di ricerca sulla genetica della razza, ponendo in evidenza come la sempre più approfondita conoscenza scientifica del DNA deve portare a riconsiderare, e in certo senso a svalutare, lo stesso concetto di razza.

Il Prof. Vincenzo Ricciuto, Ordinario di Istituzioni di diritto privato nell'Università di Sassari, ha esaminato i problemi nascenti dalle moderne tecniche mediche, che utilizzano la raccolta e la conservazione dei dati genetici di una parte sempre più significativa della popolazione, ponendo in pericolo il diritto alla privacy. Particolare attenzione è stata dedicata alla possibile utilizzazione di tali dati per finalità economiche, la qual cosa potrebbe condurre a una discriminazione tra consociati, e a una "scelta" degli utenti da parte delle imprese, in base alle loro caratteristiche genetiche (ad esempio, copertura assicurativa solo in favore di chi non presenti una certa predisposizione a determinate malattie).

Il Prof. Ramon Lucas-Lucas, Ordinario di Antropologia Filosofica e Bioetica nell'Università Gregoriana di Roma, ha affrontato i problemi etici e antropologici che insorgono nei casi di applicazione delle terapie geniche, ponendo in evidenza la necessità di individuare dei precisi limiti entro i quali queste terapie devono muoversi.

 

La seconda sessione dei lavori è stata presieduta dal Prof. Mario Pirisi, Ordinario di Medicina Interna nell'Università del Piemonte Orientale di Novara.

La prima relazione è stata tenuta dal Prof. Francisco Rivero Hernandez, Ordinario di Diritto civile nell'Università di Barcellona, il quale ha esposto le principali linee della legislazione spagnola in materia di fecondazione assistita e i limiti posti al diritto di conoscere le proprie origini dei figli nati a seguito di fecondazione artificiale eterologa.

Il Prof. Paolo Vineis, Associato di Statistica Medica nell'Università di Torino, ha dedicato il proprio intervento agli studi in materia di genetica delle popolazioni, attualmente in corso non solo in Italia ma in gran parte dell’Europa, rappresentando le ampie frontiere di questi studi, tramite i quali si potrà giungere ad individuare le relazione tra le caratteristiche genetiche delle singole popolazioni e la presenza di talune malattie socialmente diffuse.

Il Dott. Mario Pirastu, Direttore Scientifico della società SHARDNA, rivendicando un preciso ruolo alla ricerca privata, ha descritto il progetto attualmente svolto dalla SHARDNA, che coinvolge diversi centri dell'Ogliastra, caratterizzati da un'alta omogeneità genetica.

Il Prof. Francesco De Stefano, Associato di Medicina legale nell'Università di Cagliari, ha affrontato i problemi connessi alla prova genetica nell'accertamento giudiziale della paternità, contestandone il "mito" dell'infallibilità e prospettando i metodi per rendere attendibile detta prova.

Il Prof. Giuseppe Tucci, Ordinario di Diritto civile nell'Università di Bari, ha sottoposto ad analisi il diritto di conoscere le proprie origini nel senso opposto a quello generalmente inteso, cioè come il diritto di "non conoscere" le risultanze delle analisi genetiche circa il rapporto biologico con i propri genitori. In questa prospettiva, ha criticato un recente indirizzo giurisprudenziale, che ritiene doveroso, da parte dei figli legittimi di un soggetto defunto, e nei confronti dei quali è stata esperita una azione di accertamento giudiziale della paternità naturale, sottoporsi all'esame genetico. Infatti, ha spiegato il relatore, tali esami potrebbero condurre all'accertamento scientifico del difetto del rapporto biologico tra il figlio legittimo e il padre, con ciò ledendo il fondamentale diritto all'identità personale.

Il Prof. Luigi Concas, già Associato di Diritto penale nell'Università di Cagliari, ha esposto i vari problemi applicativi della prova genetica nel processo penale, affrontando, tra l’altro, la questione della rilevanza probatoria del rifiuto dell'imputato di sottoporsi ai relativi esami.

Il Prof. Antonio Cao, Ordinario di Pediatria nell'Università di Cagliari, ha descritto la ricerca sulle cellule staminali volta a svilupparne l’uso terapeutico, ponendo l’accento sui problemi di natura etica, particolarmente sentiti da parte dell’opinione pubblica, riguardanti soprattutto la c.d. clonazione terapeutica avente come base le cellule staminali embrionali.

Il Prof. Enrico Berardi, Associato di Genetica e Biotecnologie dei microorganismi nell'Università Politecnica delle Marche di Ancona, ha esaminato alcuni aspetti tecnici ed etici relativi agli organismi geneticamente modificati, sottolineando come la diffusione di questi organismi, in particolare nel settore agro-alimentare, possa essere talvolta strumentalizzato per motivi di ordine economico e industriale.

La relazione conclusiva del Dott. Carlo Casini, Membro del Comitato Nazionale di Bioetica, ha posto in evidenza come lo sviluppo delle tecniche mediche dovute alla scoperta del DNA non interessa solamente la tutela della persona ma anche la tutela dell'embrione, in particolar modo avendo riguardo all'uso terapeutico delle cellule staminali embrionali.

 

 

GIOVANNI MARIA UDA

Università di Sassari