N. 5 – 2006 – Note & Rassegne

 

Rassegna di alcune opere recenti sulla religione romana

 

Mario Enzo Migliori

Prato

 

 

Sommario: 1. Prodigiorum libri di Giulio Ossequente. – 2. Alle radici del sacro. – 3. Indigitamenta. – 4. Geopolitica ed etnografia dell’Italia.

 

1. – Prodigiorum libri di Giulio Ossequente

 

Opera probabilmente nata all’interno del clan familiare dei Simmachi, il Prodigiorum liber di Giulio Ossequente non è solamente una delle opere più curiose giunteci dalla tarda latinità. Con essa l’autore intendeva rappresentare una Roma all’altezza del suo glorioso passato, favorendo atteggiamenti di rispetto verso i culti tradizionali che avevano tutelato l’Urbe durante le fasi della sua ascesa. Il libro – finalmente disponibile in edizione critica, ma al contempo economica[1] – raccoglie una serie di fatti prodigiosi o in ogni modo inspiegabili accaduti tra gli anni 249 (ma a noi sono giunte solo quelle dal 190) e 11 a.C.

Il vocabolario della lingua arcaica, come ricorda Mastandrea nell’introduzione, ha una precisa scelta semantica nella classificazione ed interpretazione dei fenomeni ritenuti sovrannaturali e misteriosi. «Prodigium riguarderebbe l’evento che tocca gli esseri umani, laddove ostentum e portentum coinvolgono solamente oggetti inanimati; inoltre, monstrum è quanto ‘serve di monito’ (da monere) e miraculum è in generale ciò che stupisce e ‘meraviglia’ (da mirari[2].

In Iulius Obsequens si è voluto riconoscere il «nome parlante» di «un adepto alla religione antica in tempi cristiani. In effetti, il cognomen da solo è identico all’epiteto di divinità quali Venus e Fortuna; ma più in generale la coppia con il gentilizio si omologa ai sei pseudonimi dei biografi imperiali Aelius Lampridius, Aelius Spartianus, Flavius Vopiscus, Iulius Capitolinus, Trebellius Pollio, Vulcacius Gallicanus»[3].

 

2. – Alle radici del sacro

 

Nel libro Alle radici del sacro. Lessico e formule di Roma antica[4], Claudia Santi tenta – come ha evidenziato anche Enrico Montanari nella prefazione – «una riconduzione al contesto romano del concetto di sacer non circoscritta ad un numero assai limitato di fonti (quelle ‘giuste’ per dedurre trionfalmente una ipotesi precostituita)»[5]. La Santi affronta tutto il dossier inerente al sistema sacer-religiosus-sanctus, come traspare dalle fonti classiche, sia dalle ricostruzioni degli storici delle religioni che da quelle dei linguisti e dei giuristi. Tra l’altro ci piace segnalare, l’aver evidenziato i limiti del sistema d’opposizioni sacer/profanus publicus/privatus proposte da Sabbatucci.

L’uso, in connessione con la sfera divina, di sacrum risale alla preistoria della lingua latina. Non a caso la più antica attestazione della lingua latina, l’iscrizione del lapis niger, testimonia nella forma arcaica sakros esed, la sanzione sacer esto.

Estrapoliamo dal libro della Santi alcune citazioni-definizioni:

 

«Si ritiene sacrum solo ciò che è stato consacrato dall’autorità del popolo Romano, sia che sia stata approvata una legge a riguardo o che sia stata emessa una delibera del Senato»[6].

 

«E’ religiosum ciò che, a causa di una certa santità, è lontano e separato da noi; la parola è formata a relinquendo (=lasciare)»[7].

 

«Il sanctum talvolta coincide con il sacrum e con il religiosum, talvolta se ne distingue»[8].

 

Per l’autrice, può emergere, in tutta la sua complessità, il contenuto di sacrum a Roma solo rilevandone rapporti e differenze con religiosum, sanctum, profanum, nec sacrum-nec religiosum.

Anche nei suoi aspetti “politici”, ricordiamo per esempio la secessione sul Mons Sacer ma soprattutto il collegamento a livello verticale del populus con gli Dei, «e in particolare con il dio che in Roma rappresenta l’idea della sovranità, Iuppiter»[9]. Facendo ritenere che «anche prima della res publica esistesse un populus con altri contenuti politici, ma con una certa capacità di intervento, a livello sia religioso che giuridico»[10].

Un libro che consigliamo sia a chi ha una buona conoscenza della religione romana e della sua terminologia, sia a chi è digiuno del suo lessico, per imparare a disquisire della nostra antica religio usandone i giusti termini.

 

3. – Indigitamenta

 

Un’altra segnalazione riguarda il libro di Micol Perfigli, Indigitamenta. Divinità funzionali e funzionalità divina nella Religione Romana[11], con una prefazione di John Scheid che rileva l’importanza del tema e la proficuità dell’indagine condotta.

Il primo capitolo, dal titolo «Un dio per ogni cosa», è dedicato a quelle divinità correntemente note come Dei degli indigitamenta che, come ricorda l’autrice, «non è definizione degli antichi, ma definizione di noi moderni»[12]; testimoniatici dagli elenchi pubblicati nei libelli della feroce campagna antipagana dei padri della Chiesa, ma ricavati dalle varroniane Antiquitates rerum divinarum, nota, ma purtroppo perduta, enciclopedia della religione romana. Ogni singolo dio ed ogni singola dea, come ci documenta anche la Perfigli in questo lungo e denso capitolo, è posto a presiedere un particolare momento della vita individuale o collettiva: sia esso un processo biologico, un sentimento o una cerimonia sociale.

«Quella romana non è una religiosità povera, scabra, tutt’altro, è però una religiosità con un codice interno specifico, rappresentativo di una particolare identità culturale»[13]. Dobbiamo riconoscere alla Perfigli di averne con pazienza commentato e illuminato i differenti aspetti.

Ho scelto alcune righe: «Torniamo al lungo passo di Servio. Dopo Sterculinius, il commentatore ricordava il dio Sator, colui che proteggeva la semina. Il nome deriva da sero, verbo agricolo antico, ed indica sia l’uomo che si applica all’attività del seminare, sia al dio che protegge questo particolare compito. Va ricordato che sero ed i suoi composti servono a creare altri teonimi: da consero, infatti, deriva Consivius/Consevius, e da insero, Insitor. La prima divinità la abbiamo già incontrata, dio preposto all’inseminazione umana, conosciuto anche come epiteto di Ianus; la seconda divinità è invece specificatamente agricola poiché è dio dell’innesto»[14].

A questo punto mi si permetta di esulare dal libro in questione per ricordare il famoso “quadrato magico”:

                                SATOR

                                AREPO

                                TENET

                                OPERA

                                ROTAS.

Possibile che possa avere un’origine cristiana (o in ogni caso non pagana)? Secondo me è una questione da non porsi.

Nel capitolo «Per una storia degli indigitamenta» si critica, giustamente, il «tipo di interpretazione, che attribuisce ai Romani, come ai popoli primitivi, uno spirito religioso di tipo animista, ovvero l’adorazione della forza o volontà immateriale che muove l’oggetto, mostra, applicata agli dei funzionali, immediatamente la sua debolezza. Innanzi tutto essa parte dal presupposto che tutte le divinità minori romane sono prodotto di una religiosità arcaica, fatto che sappiamo essere indimostrabile e molto spesso non vero; inoltre gli dei funzionali tendono più a rappresentare il momento nel quale si sentiva bisogno della presenza del dio, invocato perché l’azione fosse compiuta e andasse a buon fine, più che un oggetto dotato di forza sovrannaturale»[15].

Un ottimo libro, molto documentato, questo della Perfigli, che consigliamo vivamente. Pertanto ci permettiamo di segnalare un’inesattezza che abbiamo riscontrato e che non inficia tutto il lavoro svolto. Il libro di Granio Flacco Sugli indigitamenta non fu dedicato a Cesare, il pontefice massimo e dittatore perpetuo, ma «a quel Lucio Giulio Cesare che fu console nel 90 a.C. ed autore di un trattato sull’arte augurale, il De Auspiciis, anche se c’è chi pensa si tratti dell’omonimo Lucio Giulio Cesare (…) e che fu console nel 64 a.C.»[16].

 

4. – Geopolitica ed etnografia dell’Italia

 

Concludiamo la nostra selezione d’opere riguardanti la tradizione romana, segnalando Hinc Italae gentes. Geopolitica ed etnografia dell’Italia nel Commento di Servio all’Eneide, a cura di Carlo Santini e Fabio Stok[17].

Il volume raccoglie tutti i contributi presentati e discussi nel corso del convegno di studi svoltosi all’Università di Perugia il 6-7 giugno 2003. Mi limiterò a riportarne il sommario ché parla da solo: Filippo Coarelli, Miti di fondazione delle città italiche in Servio; Giuseppe Ramires, Riflessioni sulle fonti storiografiche dei Commentarii serviani a Virgilio; Sergio Casali, Terre mobili: la topografia di Azio in Virgilio (Aen. 3, 274-389), in Ovidio (met. 13, 713-715) e in Servio; Costanza Mastroiacovo, Servio e il problema di Laurentum; Fabio Stok, Servio e la geopolitica della guerra italica; Carlo Santini, Il verosimile e l’illusorio. Un profilo tra ricerca antiquaria e critica letteraria sugli Etruschi nei commenti di Servio all’Eneide; Riccardo Scarcia, Il caso Camilla; Ida Mastrorosa, I primordi sabini in Servio fra storiografia e antiquaria; Paolo Poccetti, Servio come fonte di documentazioni linguistiche e etnografiche dell’Italia antica tra tradizioni indigene e filtri alloglotti.

 

 



 

[1] Giulio Ossequente, Prodigi, introduzione e testo di Paolo Mastandrea, traduzione e note di Massimo Gusso (Oscar Mondadori, Classici Greci e Latini, testo a fronte, Milano 2005, pp. LVIII-294, € 8,40).

 

[2] P. Mastandrea, Introduzione, in op. cit., p. VII.

 

[3] P. Mastandrea, Introduzione, in op. cit., p. XXVII.

 

[4] C. Santi, Alle radici del sacro. Lessico e formule di Roma antica (Bulzoni Editore, Roma 2004, pp. 240, € 16,00).

 

[5] E. Montanari, Prefazione, in op. cit., p. 12.

 

[6] Gai. Inst. 2, 5-6.

 

[7] Gell. Noct. Att. 4, 9, 8.

 

[8] Treb. Test. de relig. Fr. 9 Bremer.

 

[9] C. Santi, op. cit.,p. 116.

 

[10] Cfr. P. Catalano, Populus Romanus Quirites, Torino 1974, pp. 108-109.

 

[11] M. Perfigli, Indigitamenta. Divinità funzionali e funzionalità divina nella religione romana, Edizioni Ets, Pisa 2004, pp. 312 (€ 19,00).

 

[12] M. Perfigli, Indigitamenta, cit., p. 184.

 

[13] M. Perfigli, Indigitamenta, cit., p. 178.

 

[14] M. Perfigli, Indigitamenta, cit., p. 144 (cfr. note relative).

 

[15] M. Perfigli, op. cit. p. 211.

 

[16] R. del Ponte, Documenti sacerdotali in Veranio e Granio Flacco: problemi lessicografici, relazione presentata al XXV Seminario internazionale di studi storici “Da Roma alla terza Roma”: Diritto e Religione (Campidoglio, 21-23 aprile 2005) p. 7 [pubblicata on line in Diritto @ Storia. Rivista internazionale di Scienze Giuridiche e Tradizione romana 4 (novembre 2005) = http://www.dirittoestoria.it/4/Tradizione-Romana/Del-Ponte-Documenti-sacerdotali-Veranio-Granio-Flacco.htm ].

 

[17] Hinc Italae gentes. Geopolitica ed etnografia dell’Italia nel Commento di Servio all’Eneide, a cura di Carlo Santini e Fabio Stok, Edizioni Ets, Pisa 2004, pp. 316 (€ 18,00).