N° 1 - Maggio 2002 - Memorie

 

Antun Malenica

Università di Novi Sad

 

 

PROSPETTIVE DELL'INSEGNAMENTO DEL DIRITTO ROMANO IN JUGOSLAVIA

 

Testo non definitivo

 

 

            La posizione del diritto romano nei piani di studio, il contenuto ed il metodo dell'insegnamento nelle facoltà giuridiche della Jugoslavia d'oggi (Serbia e Montenegro) sono il frutto delle circostanze socio-politiche che hanno caratterizzato questa parte dell’Europa nel corso della seconda metà del secolo scorso. Dopo la rivoluzione socialista sono state fondate nuove università e facoltà giuridiche. In Serbia e Montenegro, fino alla Seconda guerra mondiale, esisteva una sola università con una facoltà giuridica. Nel periodo socialista furono fondate le università di Novi Sad (Vojvodina), di Nis e Kraguevac (Serbia centrale), di Pristina (Kosovo) e di Podgorica (Montenegro). Tutte le università menzionate hanno facoltà giuridiche nelle quali si insegna il diritto romano. Inizialmente le nuove facoltà non disponevano di professori di diritto romano e, di conseguenza, i corsi furono avviati mediante la collaborazione di professori provenienti da Belgrado. Grazie ai corsi di perfezionamento e di dottorato presso la facoltà di Belgrado, tutte le facoltà giuridiche attualmente dispongono di specialisti in diritto romano. Oggi vi sono a Belgrado quattro professori, due a Novi Sad e Nis, uno a Podgorica, Kraguevac e Pristina: in tutto undici professori. Prendendo in considerazione che fino alla Seconda guerra mondiale due repubbliche, Serbia e Montenegro, non avevano più di due professori di diritto romano, possiamo concludere che la politica del governo socialista nel campo dell'educazione universitaria era fruttuosa dal punto di vista della nostra disciplina. Questo dato è sicuramente importante ma, purtroppo, risulta essere anche l’unico positivo in quanto ha consentito la conservazione  dell'insegnamento del diritto romano nella seconda metà del XX secolo.

 

            Secondo il parere del ceto al potere, il quale creava l’ideologia dominante, il diritto romano non era una delle discipline più importanti per studio di diritto. Stesso ragionamento era condiviso anche da un numero dei professori, di regola quelli che insegnavano materie vicine all'ideologia socialista. Perciò nella seconda metà del XX secolo vi furono  periodi in cui ci si doveva battere per inserire il diritto romano nei piani di studio. Tuttavia, in Jugoslavia gli attacchi al diritto romano, in ragione del suo carattere "borghese", non furono mai così forti come negli altri paesi socialisti. Esso era riconosciuto come una importantissima disciplina per lo studio del diritto dalla maggioranza dei professori e dei laureati in giurisprudenza. Ci fu così una continuità nel riconoscimento della nostra disciplina anche nel periodo socialista. La base materiale di questo apprezzamento sta anzitutto nel fatto che il diritto moderno serbo e jugoslavo è costruito sui fondamenti del diritto romano. Com'è ben noto, la storia moderna del diritto serbo comincia con l'emanazione del CCS del 1844, il quale era, in gran parte, una breve trascrizione del CCA del 1811. Tappa fondamentale per il  diritto montenegrino moderno è rappresentata dal Codice generale dei beni del 1888. Tutti e due i codici contengono concetti ed istituti giuridici romani e i due autori dei codici, Iovan Hagich e Valatazar Bogiscich, hanno utilizzato il Corpus iuris civilis, in particolar modo il libro primo del Digesto.

 

Naturalmente il ruolo del diritto romano non era la stesso presso tutte le facoltà. Qualche volta il corso veniva realizzato in un semestre, altra volta in due. Il numero delle lezioni variava da un numero di due fino a quattro ore per settimana, più due ore di esercitazioni. Il ruolo della disciplina derivava dal prestigio del professore e dal livello culturale e scientifico degli altri colleghi. In generale la facoltà di Novi Sad era la più favorevole allo studio del diritto romano e della storia del diritto, sia dal punto di vista del numero delle ore dell’insegnamento, sia per il contenuto della disciplina.  Si insegnava durante il primo anno, due semestri con tre ore di lezioni e il programma comprendeva, oltre alla storia e alle istituzioni, anche la dottrina del diritto romano e il diritto pubblico. Di quest’ultimo veniva approfondita la parte riguardante le norme di carattere costituzionale dell'età repubblicana, mentre la materia del diritto criminale era trattata in maniera più elementare. Nel quarto anno di studio, sotto il nome Teorie giuridiche ed istituzioni dell'antichità, venivano studiati i concetti fondamentali del diritto pubblico: populus, civis, imperium, civitas, imperia, il pensiero romano che sulle forme di governo, il ruolo del diritto nella civitas ecc.

Nella facoltà di Kraguievaz invece era stato attribuito un ruolo marginale allo studio del diritto romano, il quale veniva insegnato come una delle materie di Storia delle istituzioni giuridiche, così come capitava in Francia per L'histoire des institutions.

 

            Poiché nel periodo socialista lo studio del diritto romano non era favorito, ne conseguì che gli studiosi di questa disciplina non poterono godere di borse di studio per l'estero. Sotto questo aspetto la situazione alla fine del XX secolo era peggiore rispetto a quella del suo inizio. Fino alla Seconda guerra mondiale i professori di regola frequentavano gli studi e lavoravano alle tesi di dottorato presso facoltà europee molto conosciute, Haidelberg, Berlino, Monaco, Parigi, Zurigo[1]. Invece, dopo la rivoluzione socialista romanisti jugoslavi studiarono solo nel loro Paese, a Belgrado. Per tanto, le giovani generazioni dei romanisti jugoslavi non ebbero rapporti di collaborazione soddisfacenti con i colleghi degli altri paesi. Questo fatto ebbe ripercussioni sulla qualità della ricerca scientifica, nei confronti dei manuali e dell’insegnamento. Nel corso di questi ultimi dieci anni del XX secolo, a causa della guerra e della sanzioni internazionali, le biblioteche delle facoltà non hanno potuto acquistare letteratura e ciò ha reso impossibile seguire i risultati delle nuove ricerche romanistiche al fine di produrre lavori scientifici di buona qualità. La guerra e le sanzioni hanno interrotto il lavoro di attuazione di un progetto scientifico che per la prima volta univa i romanisti jugoslavi ad un numero di romanisti stranieri. Il progetto menzionato è stato avviato dal Centro di studi di diritto romano della Facoltà giuridica di Novi Sad.

 

Motivi ideologici avevano determinato anche la concentrazione dell'insegnamento, che di fatto risultava impoverito: la Storia del diritto romano e le Istituzioni venivano trattate in uno stesso manuale, non molto esteso. Inoltre, le due materie non venivano studiate in collegamento con le fonti del diritto romano (soprattutto con le Istituzioni e il Digesto) e non si insegnava più diritto pubblico romano[2]. Un certo allontanamento dalla situazione descritta si è verificato nel corso dell’ultimo decennio nel programma degli studi della Facoltà di Novi Sad, dove si studia anche la problematica del diritto pubblico e libro primo del Digesto fa parte della letteratura obbligatoria.

 

            Lasciamo adesso il passato e vediamo la situazione attuale e le prospettive dell'insegnamento in Jugoslavia nel nuovo millennio. Nell’ultimo anno del XX secolo si è verificato un grande cambiamento ideologico. Dopo le elezioni dell'ottobre 2000 i partiti al governo non sono più i depositari dell'ideologia comunista e non proclamano il socialismo, ma sostengono la società civile e sono orientati verso l'Europa Unita. Dentro quel nuovo ambiente, sono stati superatistaccati tutti i problemi che nostra disciplina aveva avuto a causa dell'ideologia comunista. Nell'avvenire il ruolo del diritto romano nel piano degli studi non sarà problematico, in quanto è fuori discussione che diritto romano sia il fondamento del diritto europeo. Per tanto, esso rappresenta quella disciplina senza la quale non è possibile capire il diritto nazionale e quello nuovo dell'Europa Unita. Il primo segnale, che riflette questo nuovo orientamento politico, si può riscontrare nella bozza del nuovo piano degli studi della Facoltà di Novi Sad. In questo piano è prevista, accanto al Diritto romano, che adesso si insegna in due semestri, una nuova disciplina facoltativa, Diritto romano 2, per un semestre (tre ore alla settimana): questa nuova disciplina dovrebbe avere le caratteristiche del corso approfondito di diritto privato. É previsto anche l’insegnamento di Teorie giuridiche ed istituzioni dell'antichità che dovrebbe ricoprire l’ambito del diritto pubblico romano.

 

Non è certo che tutte le facoltà jugoslave seguiranno questo orientamento. Tuttavia una cosa è certa: non è significativo il numero delle discipline collegate al Diritto romano ma è importante la qualità e il contenuto dell'insegnamento. Il Diritto romano avrà la posizione migliore nel piano degli studi se verrà insegnato da professori romanisti con una buona preparazione. A mio avviso, il modo per ottenere una buona qualità di formazione dei professori provenienti da paesi nei quali non esiste una forte ed interrotta tradizione del diritto romano è quello di organizzare varie specie dei seminari di diversa durata, in Italia oppure in qualche altro paese. Da questo punto di vista merita il nostro appoggio l'iniziativa del collega Wolodkiewicz di organizzare una scuola di specializzazione a Varsavia. Esiste però, il problema della lingua, infatti, per migliorare le condizioni della nostra disciplina, ritengo che per il futuro sia necessario scegliere al più presto una lingua comune. A mio parere, tenendo conto dell’attuale importanza della romanistica italiana e con la consapevolezza che sarà la più importante anche nell'avvenire, sarebbe opportuno scegliere la lingua italiana. Questo significa che i romanisti stranieri dovranno promuovere lingua italiana nei rispettivi paesi. Questa potrebbe essere una delle raccomandazioni dai nostri convegni e un campo di attività dei diversi centri di studi del diritto romano.

 

Illustri colleghi consentitemi ora di trattare qualche aspetto relativo ai temi dell'insegnamento. Ho scelto argomenti che non attengono alla problematica del diritto privato, in quanto sono sicuro che quest’ultimo verrà considerato da altri illustri colleghi. A mio avviso, il problema dei problemi per l’insegnamento in Jugoslavia all'inizio del XXI secolo consiste proprio nei contenuti dell'insegnamento.

 

Sono dell’idea che si debba inizialmente esaminare la storia del diritto romano dagli inizi fino a Giustiniano, le fonti del diritto e le caratteristiche del diritto nelle diverse tappe del suo sviluppo. Mi sembra necessario descrivere in questa sede tutti i fatti rilevanti, vale a dire la religione, la struttura sociale, l’economia, l’organizzazione del potere, la politica ecc. Consideriamo un esempio che dimostra la necessità dell'esposizione della storia del diritto romano nella tutta sua totalità sociale. Nell'analisi della giurisprudenza romana, che fu il più creativo e indicativo elemento di tutta l’esperienza romana, si deve considerare la nascita ed il modo di operare dei giuristi romani. Da ciò consegue l'analisi dell’ordinamento consuetudinario religioso-giuridico e l’attività dei pontifices. Successivamente si dovrà spiegare la provenienza dell'autorità e del valore dei pareri dei giuristi e l'analisi dei diversi ceti sociali della civitas romana, in quanto l'autorità e il valore dei responsa deriva dalla provenienza dei juris periti dal più elevato e potente ceto sociale: l'aristocrazia. Infine, si dovranno analizzare gli elementi che portarono alla cessazione della creazione del diritto da parte di iuris prudentes e alla trasformazione della loro attività in avvocatura. Ciò derivava dalla nuova organizzazione del potere e dalla situazione culturale dell'Oriente. Da questo punto di vista si deve analizzare anche l’organizzazione del potere ecc. Per concludere, si può affermare che uno stesso fenomeno, "la giurisprudenza", è stato influenzato da diverse situazioni le quali devono essere analizzate tutte al fine di ottenere la vera comprensione storica dell'esperienza romana del diritto.

 

Una parte dell'insegnamento dovrà essere dedicata alla “seconda” storia del diritto romano, cioè alla storia nel medioevo ed epoca moderna, naturalmente con particolare riferimento al paese in cui l'insegnamento si sta svolgendo.

 

            Nella seconda parte dell'insegnamento sarà necessario chiarire il pensiero romano e la dottrina romana del diritto. Si deve favorire la comprensione del caratteristiche religiose e giuridiche dell'età arcaica; della dottrina e della filosofia del diritto nella fase del diritto più maturo e, in fine, la comprensione dell’età postclassica. Si dovrebbe esplicare il ruolo, lo scopo e valore del diritto nella comunanza dei cittadini. Successivamente si dovrà esporre la dottrina giuridica relativa alle partizioni del diritto e delle fonti, l’interpretazione delle norme e cosi via. Appare veramente fondamentale chiarire qualche argomenti appartenenti a questo gruppo. Per esempio, quando il giurista afferma che il diritto est ars boni et aequi, in altre parole quando rileva che il concetto di “diritto” sottintende soltanto quello che si rende conforme alla comunanza dei cittadini e nello stesso tempo al cittadino visto come individuo, il giurista ci fa sapere non soltanto la propria comprensione del fenomeno “diritto”, ma ci consente di capire perché ius publicum e ius privatum nel pensiero romano esprimono soltanto due positiones dello studio del diritto e non due campi del diritto. D'altra parte, quando giurista afferma che il diritto est ars, la scienza, l'arte, esplica in sostanza che il sistema romano del diritto è prima di tutto un sistema aperto, il sistema del diritto giurisprudenziale.

A mio avviso, senza l’insegnamento della dottrina non verrà trasmessa agli studenti le vera natura dell'esperienza giuridica romana. Attualmente in Jugoslavia l’insegnamento, di regola, non prende in considerazione la dottrina romana. Vengono analizzati soltanto gli istituti del diritto privato e perciò gli studenti non osservano la differenza fra nostro sistema moderno ed il sistema del diritto romano. Il nostro sistema è chiuso, vale a dire l'idea che lo governa è quella di un diritto positivo fondato sulla legge. Perciò il giurista contemporaneo riveste il ruolo dell'interprete. Invece, il sistema romano è stato per lungo tempo aperto ed i giuristi erano elaboratori e creatori del sistema del diritto vigente al di là delle leggi.

 

Partendo dal presupposto che il numero delle ore di insegnamento in Jugoslavia è insufficiente, appare necessario una nuova impostazione che tenga conto della natura dell'esperienza giuridica romana. In due semestri si insegnano due discipline: Storia e Istituzioni del diritto romano. La ricca casistica perciò sta al di fuori dell'analisi, penso naturalmente allo studio degli istituti di diritto privato. A mio parere il numero delle ore non sarà esteso nell'avvenire a causa del evidente “imperialismo” delle discipline del diritto positivo. L’esclusione della casistica nell'analisi dei singoli istituti sarà dunque inevitabile nell'avvenire. La conseguenza che proviene da questo modo dell'insegnare è la seguente: non si osserva lo ius controversium nel campo del diritto privato. Un qualsiasi allontanamento dalla casistica comporta generalizzazioni, definizioni e schematismo, celando la natura specifica del diritto romano. La maggior parte dei nostri studenti non osserva, per esempio, la differenza esistente tra alcuni contratti (regolati dalla nostra Legge delle obbligazioni) e quelli del diritto romano. Dall'altro lato, equiparare diritto moderno e diritto romano significa che viene chiusa la porta ai concetti giuridici romani nel processo dei creazione del diritto moderno, specialmente quello nuovo europeo. In altre parole, voglio affermare che in un qualsiasi progetto d'insegnamento, accanto al carattere storico della nostra disciplina, si deve sempre tener conto del fatto che il diritto romano è anche punto di partenza per la critica del diritto moderno, vale a dire che esso è la fonte dei concetti giuridici.

 

L'insegnamento in Jugoslavia è caratterizzato anche dall'assenza dello studio del diritto pubblico. Esso è totalmente tralasciato, il che, a mio avviso, non ha niente in comune con qualsiasi metodo scientifico. L'esegesi riguarda i soli concetti derivanti dal diritto civile, ma ciò non compensa l'assenza di elaborazioni nell’ambito del diritto pubblico. Si tratta prima di tutto dei concetti di: civis, populus, civitas, imperium. Ecco alcuni brevi esempi. L'idea dei Romani che il diritto sia arte, scienza nel trovare buona e giusta soluzione per il caso concreto, ius est ars boni et aequi, ha senso se si intende che la civitas sia la comunità dei cittadini equiparati nei diritti, i quali sono uniti alla base del diritto. La comunità dei cittadini è sempre, come afferma Cicerone, civitas iuris: i cittadini accettano il diritto che sta alla base della loro organizzazione politica soltanto se esso sia buono per tutta la comunità e se sia giusto per ognuno di loro. Pertanto, l'idea di Celso riguardo all’essenza del diritto scaturisce direttamente dal concetto di civitas, concetto che appartiene al diritto pubblico. Eppure, se non s'intende che il concetto di civitas non corrisponde al concetto moderno di stato, cioè che la civitas non è titolare della sovranità, ne sono invece titolari i cittadini, non si comprende bene, per esempio, per quale ragione il cittadino sia giudice, oppure perché il giureconsulto sia un soggetto che crea il diritto. Aggiungiamo anche una cosa che attiene al diritto privato: il concetto di proprietà si comprende totalmente soltanto se si prende in considerazione l’aspetto pubblico del diritto romano.

 

L’esclusione del diritto pubblico dal nostro insegnamento mi sembra assolutamente inaccettabile se si considera che ci troviamo nell'epoca in cui sta nascendo la nuova Europa Unita. L’Europa Unita evidentemente non è lo stato ed evidentemente nega la sovranità degli stati membri. Quale concetto giuridico deve essere considerato quando si tratta dell'Europa del giorno d’oggi e dell'avvenire? A mio avviso Europa Unita, senza dubbio, è la comunità dei cittadini ed i cittadini sono uniti alla base dal diritto. Il rifiuto della sovranità degli stati appare oggi sempre più chiaro e in primo piano: a poco a poco viene considerata la tutela dei diritti dell'uomo, che costituisce obiettivo fondamentale del nuovo ordinamento giuridico. Direi che su questo punto della spirale del progresso umano la sovranità, imperium, si torna li dove aveva avuto il suo posto tanti secoli fa, nel corso della civiltà romana, si torna al cittadino. Su questo punto nasce la necessità di valorizzare i concetti giuridici romani che spettano al rapporto civitas - civis.

 

Volevo aggiungere in fine un’ultima considerazione. Nell'Europa Unita e perciò anche centralizzata sarà posta la domanda di decentramento e di democrazia diretta. La complessità della vita moderna, il nuovo ruolo del cittadino e la nuova qualità della cittadinanza promuoveranno senza dubbio questa problematica. Perciò nel corso del XXI secolo verrà messo in discussione anche il ruolo delle città e in quale ambito i concetti romani del diritto pubblico potranno essere utili come espressione dell'esperienza romana plurisecolare. Il nostro insegnamento nell'avvenire dovrà prendere in considerazione anche questo fatto.

            Per concludere, ritengo che nel corso del XXI secolo dovranno trovare spazio nel nostro insegnamento altre tre materie oltre alle Istituzioni: la Storia del diritto romano, la Dottrina romana del diritto e il Diritto pubblico romano.



[1] La statistica mostra che tra le due guerre mondiali circa il 60% dei professori di diritto romano hanno conseguito la laurea nelle università estere e il 70% ha conseguito il dottorato scientifico. Cfr. Z. Bujuklic, Lo studio del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza di Belgrado dalla sua fondazione al momento attuale, Comunicazione per il VII Colloquio dei romanista dell'Europa centro-orientale e d'Italia, Roma, 3-5 dicembre 1998.

[2] Alla fine del XIX secolo il professor Z. Milosavljević ha pubblicato due manuali: Rimsko javno pravo (Diritto romano pubblico), Belgrado 1897 e Rimsko privatno pravo (Diritto romano privato), Belgrado 1899.